Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 11 maggio 2016

Verrà giorno che dovremo dire grazie a Matteo Renzi.

Al di là di quel che si può dire, non va taciuto che Renzi sta passando dieci insegnamenti fondamentali per la democrazia e la rinascita del Paese. Dopo questi tornare indietro sarà quasi impossibile. E così si sarà più felici e contenti che pria.

Come tutti i profeti visionari Matteo Renxi non è compreso dai suoi contemporanei. Come tutti i profeti visionari Matteo Renzi non è compreso neanche da sé stesso. Da che mondo è mondo è sempre successo così. Nell’impresa di capirsi e di farsi capire non c'è riuscito alcuno, neppure chi vantava ascendenze celesti e padri onnipotenti o simil tali. Però come quasi tutti i profeti visionari verrà un giorno in cui lo si dovrà ringraziare il Matteo Renzi, perché alla fine il suo passaggio su questa terra (si specifica detto in senso politico onde evitare turpi toccamenti) qualcosa ha insegnato. Qualcosa di molto importante che senz’altro lascerà il segno nell’animo politico dell’animale italico cioè: nell’animo dell’italico animale politico.

Il primo insegnamento del Renzi Matteo è che si può fare a meno di D’Alema Massimo. E per buttarlo giù dallo scranno ci ha messo veramente poco. Gli è riuscito quello che il Veltroni Walter cercava di realizzare da decenni. E questo non è poco. Gli ha ricordato che non si può disprezzare chi ti vota e che per essere un lìder non basta comportarsi come una vecchia zia, zitella e inacidita. Se il re passeggia nudo basta dirlo e tutti se ne accorgono.

Il secondo insegnamento è che il detto: “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare” ha una sua ragion d’essere. Anche se lui l’ha dimostrato per prova contraria. Ossia quando il gioco si è fatto duro i vecchi (ancorché giovani in età) democristi e i vecchi (ancorché non ancora anziani) comunisti abituati ad essere spugne tra spugne invece che combattenti se la sono squagliata. Rinunciando alla lotta per davvero. Ogni riferimento al decotto Enrico Letta e al bollito Pierluigi Bersani, qui usati in veste di sineddoche,  è propriamente voluto.

Il terzo sta nel aver disvelato con nome e cognome quanti e chi siano i " tengo famiglia" nel giro della politica. L’elenco degli ex dalemiani, ex bersaniani, ex veltroniani, ex montiani, addirittura ex ingraiani e comunque ex di qualsiasi cosa, in centro come in periferia, che dalla sera alla mattina si sono trovati renziani è così lungo che l’elenco del telefono di qualsiasi grande città necessiterebbe di foliazione aggiuntiva. Adesso che li si conosce se ne terrà debita nota per quando si potrà scegliere, con comodo, il proprio rappresentante.

Il quarto insegnamento è, per paradosso dadaista, di forma opposto al secondo ed al terzo: se tutti quegli ex avessero tenuto la schiena almeno un po’ perpendicolare, se non proprio dritta, il Renzi Matteo non sarebbe dov’è.

Il quinto è che lo stalinismo non è morto con Stalin.

Il sesto è che lo stalinismo, come il renzismo, non è forte in quanto tale ma solo per l’acquiescenza di quaquaraquà. No quaquaraquà no stalinismo. E neanche renzismo.

Il settimo è che a forza di imbarcare mele marce o quantomeno bacate qualcuna di quelle sane o simil tali si contagia e allora persone sedicenti per bene si trovano a taroccar quel che gli capita sotto mano per il bene del Paese. E il loro.

L’ottavo insegnamento, ma questo lo si vedrà più avanti nel tempo, è che chi tradisce una volta tradisce sempre, per cui nulla di strano se gli ex di cui al punto tre torneranno all’ovile o si imbucheranno in qualche altro gregge. Quel giorno diranno che il vero traditore è Renzi Matteo.

Il nono insegnamento, ma questo è un desiderata che forse con ottobre si avvererà, è che si può imbrogliare uno tante volte, tanti una volta ma non tutti tutte le volte

Il decimo insegnamento in realtà non c’è perché non si vuole fare un decalogo che magari al Matteo Renzi gli vien la voglia di assimilarlo ad altri ben più seri e farsene vanto.

Se poi edotto da questi insegnamenti l’italico animale politico metterà la testa a posto allora si potrà dire grazie a Renzi Matteo. Che magari starà a rimembrar i bei giorni passati con Luca Loti e Maria Elena Boschi nel ridotto in Val di Chiana. Senz’altro meglio di quello da altri preconizzato in Valtellina.

3 commenti:

  1. Marco Fernando Capodaglio11 maggio 2016 alle ore 19:39

    il decimo insegnamento è che per far contenti quelli a cui basta parlar male di D'Alema e con ciò credono di far politica si può pure abolire il settimo (comandamento non insegnamento) non rubare (i voti)

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  2. Ho scoperto che pagine dei Social Network di regime, Matteo Renzi, La Repubblica la pagina del Partito Democratico etc etc etc, bloccano coloro che commentano negativamente, o postano notizie e cose, al regime non gradite, ma e' un blocco particolare, difatti vi permettono di commentare ma nessuno puo' leggere i vostri commenti, tranne chi voi, e/o chi vi ha come amico, hanno trovato un'ottimo sistema per isolare e dividere le opinioni, e la gente, in questo modo continuano ad influenzare i "loro" mentre chi decide di portare altre notizie resta isolato.Quindi voi commentate pensando che qualcuno vi legga ma non vi legge nessuno.

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  3. Io lo ringrazio per il fatto che andando ancora avanti leverà le pensioni ai poveri per darle alla sua lobbY costituita dai poteri forti chevogliono ridurre l'Italia a sola espressione geografica. Una persona non eletta da nessuno ci governa con una saccenza che mai nessuno e neanche i monarchi hanno mai avuto. Finiamola di ringraziare questo e quello e salviamo l'Italia con i fatti

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