Ciò che possiamo licenziare

martedì 12 aprile 2016

La doppia morale di Renzi sul voto.

L’elasticità mentale di Renzi non riuscirebbe ad eguagliarla neanche Leonardo da Vinci. Sul referendum trivelle è giusto non votare. Sul ddl Boschi invece no: se non si vota non si è democratici. E l’articolo 48 della Costituzione? E se poi il Presidente Sergio Mattarella va a votare?

Se chi non sa cambiare idea è un cretino Renzi Matteo, in arte presidente del consiglio dei ministri nonché segretario del Pd, è un genio. 
Riuscire ad avere due posizioni diverse, macché diverse, opposte sullo stesso argomento nell’arco di una quindicina di minuti o al più di due giorni denota una elasticità mentale che neanche Leonardo da Vinci redivivo riuscirebbe a eguagliare.

La questione è sul votare o meno. L’ipercinetico presidente del consiglio oggi a Teheran, chissà se per ospitalità i persiani pasteggeranno a Chianti o Brunello di Montalcino, sul concetto di votare è riuscito ad essere contrario e poi a favore a seconda che si trovasse alla scuola di partito o in Parlamento. Un minuto di raccoglimento per i giovani del Pd che tutte le domeniche, a quel che raccontano i telegiornali, si devono sorbire dal Renzi la solita tomella (espressione bolognese che sta per noiosa ripetizione di un concetto o lagna) sull’ottimismo, la voglia di cambiare (perché tutto resti come prima però questo il Renzi non lo dice) e l’orgoglio di far parte del sol dell’avvenire che sta già sorgendo. Al confronto i pistolotti che venivano propinati ai giovani del  Komsomol in epoca staliniana o agli ebrei romani dai frati al tempo del Papa Re dovevano essere acqua fresca. Ritornando sul punto: che il tema del contendere sia il referendum impropriamente definito anti-trivelle o il ddl Boschi comporta il fatto che la posizione cambi.

Nel caso del referendum è stata difesa con vigore la posizione del non andare a votare, che in un Paese che presenta di suo, dicono alcuni sondaggi oltre il 30%  di astensionismo, è una bella incitazione. Adesso che al governo non c’è più la Fornero si può evitare di dire endorsement. Le motivazioni sono tante: che si tratta di una consultazione inutile, che se vincono i sì aumenterà la disoccupazione, che non si avrà l’autonomia energetica, che arriverà la carestia accompagnata dalle cavallette, che il progresso, che la volta buona per cambiare , che e che e che. Mentre invece sul ddl  Boschi e le riforme (sedicenti) costituzionali le opposizioni non possono non votare perché se lo fanno minano la democrazia. Come dire che il gelato se è spalmato in coppetta fa bene mentre se è una pallina sul cono fa male. Anche su questo Leonardo da Vinci avrebbe qualche problema a raccapezzarcisi.

Mai che al giovine presidente del consiglio venga in mente, a proposito di avversari affrontati in campo aperto e con la voglia di cambiare verso, l’articolo 48 della Costituzione che in modo vecchio e retrivo dice che il voto «è un dovere civico». Come ha ricordato Paolo Grossi Presidente della Corte Costituzionale. Che poi le battaglie politiche si vincano votando, magari contro, e non andando al mare è un altro dei pensieri che non sfiorano il Renzi. Tra l’altro  il referendum costa, almeno 300miliono di eurini si dice, e dato che il biglietto è ormai pagato tanto varrebbe salire sulla giostra e farci un giro magari parlando di politica: industriale, energetica,  modelli di sviluppo e bazzecole varie a seguire.

Certo  sarebbe divertente se qualcuno predicasse la stessa teoria renziana del non voto per il referendum del prossimo ottobre. Si potrebbero già scrivere qui di seguito le infuocate parole del Renzi Matteo: gufi, retrogradi, retrivi, contro il cambiamento, il pessimismo,  e via giaculando. Neologismo derivato da giaculatoria. Come quelle che rifila alla scuola di partito. Poracci.

Così come sarà da ridere vedere quel che faranno il 17 aprile le massime autorità dello Stato a partire dal Presidente della Repubblica Mattarella e poi quelli di Camera e Senato e i senatori a vita.   E magari anche tutti gli altri della Consulta. E il nuovo Presidente della Anm. Con gli operatori dei telegiornali costretti a passar la giornata ai seggi per immortalare l’assenza o la presenza dei governanti. Quel che faranno i membri del governo e della segreteria del Pd sarà irrilevante, loro non fanno ovviamente testo: tengono famiglia.


Comunque un punto resta: e se Sergio Mattarella va a votare? 

4 commenti:

  1. Pericoloso suggerirgli cambiamenti di idea : e se adesso ci invita a rispettare il dovere civico del voto ? Può farlo e, se lo fa, non ha cambiato idea.

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  2. la morale del personaggio è unica: inaffidabile, o , se volete, non morale.

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  3. Un uomo, uno stile.

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  4. Mi viene il vomito...

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