Ciò che possiamo licenziare

giovedì 5 novembre 2015

Farse vaticane: ora i monsignori non ridono più.

I documenti vaticani raccontano storie che paiono uscite dai film di Risi-Monicelli-Comencini-Scola. Ma forse i quattro registi si sono ispirati ai fatti di Oltretevere. I cattolici italiani e gli altri nel mondo si meritano di meglio. I giornalisti che hanno scritto libri su queste vicende sono accusati di averlo fatto per denaro, ma chi da millenni arraffa le monetine delle elemosine non può capire.

Il fatto eclatante rispetto a una decina di giorni fa  è che i monsignori Vallini, Galantino, Becciu e Bertone, giusto per dire i primi che vengono alla mente commentano meno i fatti di Roma. Era bello, si fa per dire, sentire i commenti dei porporati farsi beffe delle sciagure dell’ex sindaco Ignazio Marino e definire quei tragici giorni come «farse romane» e aggiungere che Roma «si merita di meglio». Adesso ridono un po’ meno anche perché pare proprio che quel che salta fuori dalle carte esportate dalla Città del Vaticano li stizzisca. Eppure no, dovrebbero ridere a crepapelle.

A dar credito a quel che si legge sui giornali e sui due recenti libri pare di assistere al concentrato di quaranta anni di commedia all’italiana. Laddove non si capisce se sono stati i porporati vaticani a copiare Risi- Monicelli-Comencini-Scola o questi a prender spunti da quel che vedevano succedere Oltretevere. Quel che è certo è che tornano alla mente le esilaranti esibizioni di Sordi, Gassman, Manfredi e Tognazzi. Quasi impossibile che a scorrere la notizia degli oboli sottratti al Bambin Gesù non sia apparsa la figura di Gassman che ne “I mostri” sottrae il povero cieco dal medico che potrebbe curarlo. E come non rivedere nelle cronache vaticane Alberto Sordi nei panni dell’esportatore di capitali de “La serata più bella della mia vita”, ma anche nei personaggi dell’ “Armata Brancaleone” o di “Brancaleone alle crociate”. E anche in quelli di “Brutti sporchi e cattivi” non si riconoscono molti protagonisti dei sacri palazzi? Certo i monsignori, non sono sporchi, nel senso dell’igiene s’intende, anzi danno l’idea di essere ben annaffiati da costose acque di colonia e anche i vestiti han l’aria di essere ben tagliati ma quanto a esser brutti e cattivi potrebbero tenere lezioni a livello di master. S’immagina che a pochi sia sfuggita la sicumera dei molti porporati che sotto paludate parole ripetono in buona sostanza il motto del marchese del Grillo: «Io so io e voi non siete un c….» Che fa il paio, sempre con l’Albertone, del discografico finito ne “L’ingorgo”. Tutti film con i quali due o tre generazioni di italiani hanno riso fino alle lacrime. E perché ora i monsignori non ridono più? E dire che ne avrebbero motivo visto che ad ogni episodio del quartetto Risi-Monicelli-Scola-Comencini loro si possono vantare di conoscere di persona il protagonista.

Il fatto è che sulle magagne di casa propria la voglia di scherzare passa e allora si tende a minimizzare come han fatto sia padre Lombardi sia monsignor Parolin: «Notizie vecchie, fatti già superati dalle riforme …» Con ciò dando credito all’adagio che «S’è pegio il tacon del buso»  Qui un esperto di comunicazione, non la paccottiglia che si aggira per i salotti televisivi, direbbe che saper minimizzare è un’arte e i due in questione non ne sembrano propriamente padroni.. Perché a dire che son fatti vecchi e già  noti e superati si è esposti alla controreplica: «E perché la Chiesa non ha fatto nulla? O se ha fatto perché non ha denunciato il colpevole punendolo?» Già, perché?

Non sarà mica per quella sottile passione per l’omertà che con la voglia di voler apparire sempre come il meglio ha fatto lavare i panni sporchi in famiglia per decenni? Che poi solo a sfogliare il Decameron già si vedono vizi e stravizzi di quella corte che a dispetto del cielo si vuole (e si suole) definire santa. Vizi e stravizzi che infine son sempre quelli. I moderni epigoni dei Borgia peccano anche di fantasia: ripetono senza originalità. O non sarà forse per quella voglia di solidarietà che si traduce nel: «Una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso.»? E poi a dirla tutta Lucio Angel  Vallejo Balda e Francesca Chaouqui saranno, forse, colpevoli di trafugamento di documenti che però è un nulla rispetto a quello che i documenti raccontano. Al solito si fa il tiro al piccione mentre le prede grosse se ne stanno acquattate e ben pasciute. E chi le tocca.


Storia a sé meritano i giornalisti delle italiche gazzette che si impegnano, con puntigliosa volontà, a trovare nobili motivazioni a tutto in ciò distinguendosi da L’Osservatore Romano e da L’Avvenire che sul caso Marino fecero sberleffi. E questo denota nobiltà d’animo che se è condizione necessaria non è di per sé sufficiente nel trattare le notizie. Qualche volta dire che il re è nudo fa bene a tutti. Anche al re. Il che pur tuttavia non li salva da attacchi di bassa lega: «fan tutto per denaro.» si dice di là dal Tevere. Dimenticando che un giornalista campa di notizie, articoli e qualche volta di libri. Ma chi da  millenni arraffa le monetine delle elemosine questo non lo può capire.

5 commenti:

  1. Era ora.Devono dimettersi tutti

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  2. Che schifo! Devono pagare e qui!

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  3. Hanno scalzato Marino e si sono presi Roma per prepararsi all' abbuffata del Giubileo. Da quando è entrato in vigore il sistema dell' otto per mille il clero ha incassato oltre 20 miliardi. Nel 2015 solo il 27 per cento destinato a interventi caritativi.

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  4. del resto l'ormai famoso "io so' io e voi non siete un cazzo" prima di essere del Marchese del Grillo è stato il primo ed unico articolo della Costituzione di papa gregorietto per come il Belli se la immaginava.

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