Ciò che possiamo licenziare

giovedì 17 settembre 2015

Renzi, il Senato e la commedia all’italiana.

Sul Senato la Boschi ha i numeri. Renzi fa il ganassa e minaccia di trasformarlo in un museo. Nel frattempo Gotor vota a favore di Calderoli per disciplina di partito. Dopo l’uscita di Padoan non si sa più a chi togliere tasse. E ci si mette anche Squinzi. Dall’Italia se ne vanno solo quelli che non hanno senso dell’umorismo altro che cervelli in fuga.

In realtà il titolo avrebbe potuto essere Renzi più la riforma del Senato uguale la commedia all’italiana. Dato che ogni giorno questa mirabile vicenda mostra lati imprevisti. Comicamente imprevisti. La ministra Boschi sostiene che il governo ha i numeri come gli illusionisti dicono di avere i magici poteri. Il fatto è che se per davvero la ministra ha i numeri avrà modo di mostrarli senza necessariamente sfrangere l’italico popolo con le sue comparsate e battute del tipo: «È l’Europa che lo vuole» Come se all’Europa importi molto il fatto che l’Italia abbia un sistema bicamerale paritario. Eventualmente sarà più interessata al conto economico. Al fatto che i comuni comprino prodotti e servizi senza passare dall’ufficio acquisti centralizzato. Che la corruzione balli senza freni ogni volta che c’è una gara pubblica. Che si pensi a potenziare il Freccia Rossa e non i treni dei pendolari. Che la politica costi un badalucco e i partiti si facciano leggine su misura. E si potrebbe andar di lungo, ma son temi che tutti conoscono. 

Poiché il governo è ben sicuro di farcela Renzi fa il ganassa (espressione lombarda per dire chi vuol fare il di più e si atteggia a genio della lampada) e minaccia:«Chiudo il Senato e lo trasformo in un museo» Forse il fiorentino non lo sa ma ha, involontariamente?, riecheggiato chi voleva trasformare «quell’aula sordida e buia in un bivacco di manipoli.» Renzi per fortuna non ha i manipoli, quel tipo di manipoli. Anche perché vien difficile immaginare Luca Lotti come marciatore. In verità dà l’impressione fare come quei bambini che al buio urlano e cantano per far vedere che non hanno paura. Comunque la provocazione c’è tutta. Un solo dubbio: chi glieli dà in Senato i voti per abolire il Senato? Magari meglio procedere cpn il metodo Verdini, fiorentino anche lui e con un lunga esperienza in materia. Ecco allora che il Calderoli Roberto ritira inopinatamente cinquecentomila emendamenti dopo che il Senato ha deciso che gli insulti alla ex ministra Kyengé (assomiglia a un orango) sono solo diffamazione e non istigazione all’odio razziale. Forse si intende che per accendere il secondo reato avrebbe dovuto metterla in gabbia. con una catena al collo.

Naturalmente la sedicente sinistra del Pd, Gotor in testa, ha votato a favore della vergogna. «Per disciplina di partito» dice Miguel. Avrebbe potuto chiosare.:«Non per disciplina ma per lealtà e senso di responsabilità» Avrebbe fatto contento Renzi Almeno una volta. Ha mancato anche questa occasione. E comunque l’ex rottamatore fa affidamento sull’esperienza ella vecchia guardia ora tutta innovazione tecnologia e segnatamente su Anna Finocchiaro, una  che, secondo il regolamento del Pd, neanche dovrebbe essere in Senato dove è entrata come derogata. E chissà che la lettura dell’articolo 104 del  regolamento non sia una specie di uovo di pasqua con dentro allegre sorprese per il futuro prossimo venturo. 

Nell’allegra compagnia di giro ha voluto avere una parte anche il ministro Padoan che vuol eliminare la Tasi agli inquilini. Fra un po’ non si saprà più a chi togliere le tasse: le categorie cominciano a scarseggiare.. Quindi meglio affrettarsi con le dichiarazioni d’intenti. Poi si vedrà. Rimane il dubbio su chi le debba pagare e qualcuno fa il nome di Pantalone. Naturalmente delle pensioni, che magari potrebbero dare un po’ dii ossigeno ai consumi non parla nessuno. Troppo facile. 

Poteva rimaner fuori dalla commedia la Confindustria ritagliandosi uno spazio serio ed autorevole ma il presidente Squinzi, solitamente moderato ha voluto farsi notare e niente come le corbellerie aiutano nell’obiettivo. Ha quindi affermato che il lavoro va dato prima agli italiani e poi agli altri. Un amico di facebook, sitonovefebbraio, gli ha suggerito di fare un giro per le imprese edili, di ceramica, di lavorazione carne, giusto per dire le prime che vengono in mente. E poi anche una passeggiata in qualche ospedale e magari anche una guardatina in casa sua chissà che ci sia una badante rumena o una colf filippina.

E poi dicono che sono i cervelli a scappare dall’Italia. Non è vero sono quelli che non hanno senso dell’umorismo.


Nessun commento:

Posta un commento