Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 30 settembre 2015

Renzi e la sindrome del celodurismo

È una sindrome che attanaglia molti quando raggiungono posizioni di potere. La causa strutturale sta nella non compiuta relazione con il padre.Alcuni la esprimono in modo rozzo, altri con metafore, altri dicendo qui comando io. Può capitare che celodurismo e inconscio desiderio di autoevirazione vadano a braccetto.

La voglia di dimostrare di essere il padrone della situazione e di essere quello che comanda attanaglia molti, ma non tutti, tra quelli che raggiungono una qualche posizione di potere. Da qualche anno la manifestazione di questa voglia è stata definita come la sindrome del celodurismo.
Alla base di questa sindrome,  come ti sbagli, sta la non compiuta e neppure maturata relazione con il padre. Quindi il desiderio, per lungo tempo represso di poter finalmente gridare all’universo mondo: «qui comando io e non lui» e per dimostrarlo ecco il richiamo al totem della virilità nella sua forma più gagliarda. Va da sé che questa manifestazione ha da essere ovviamente simbolica, meglio non correre rischi tra l’in potenza e l’in atto.

Le cause scatenanti la manifestazione di questa sindrome possono essere le più varie. In genere sono fatti occasionali e, per dirla tutta, una vale l’altra: da chi vuole eccitare la folla in un comizio a chi vuole irridere i compagni di tavola, a chi sgomita per cercare ancora maggiore visibilità e magari attirarsi qualche simpatizzante fuori mazzo.

C’è chi nella sua dichiarazione si è espresso rozzamente (ce l’abbiamo duro), chi ha usato metafore (il capo tavola è dove mi siedo io) , altri ancora come l’attuale Presidente del Consiglio cercandosi ad ogni piè sospinto degli sparring partners a cui dire di no. A muso duro. Aggiungendo come nell’ultimo caso, il richiamo della UE al senso di realismo, «sulle tasse degli italiani decido io»
Mentre negli altri casi si è trattato di manifestazioni simboliche senza reali ripercussioni pratiche sulla vita della nazione in questo caso il «decido io» opposto da Renzi ad un suggerimento di buon senso, almeno apparente, suona non solo come una riaffermazione di celodurismo ma anche come un dispetto. Che l’abolizione della tassa sulla prima casa per tutti sia una bischerata, per dirlo alla fiorentina, lo sanno tutti. L’esercizio è già stato fatto e non ha portato risultato. Anche perché a guadagnarci effettivamente saranno solo i veri ricchi che si ritroveranno qualche  migliaia di euro di in più in tasca. E non sapranno come spenderli.  I loro consumi non aumenteranno di certo in maniera significativa. Chi ha già due camerieri non assumerò il terzo.. Per i medi proprietari il risparmio sarà di qualche centinaio di euro all’anno, poche decine al mese e non è con questi che si sosterrà la ripresina in atto. Per quelli con le case più modeste l'avanzo sarà di poche decine di euro all’anno, spiccioli su base mensile. Qualche caffè in più al bar. Senza contare che si allargherà il divario tra poveri e ricchi, e di questo non c’è certo bisogno. E poi dopo questa bella pensata da dove salteranno fuori le risorse per coprire questo mancato gettito? Magari l’idea di ridurre la tassazione sui redditi bassi ed innalzarla su quelli alti, no? E quell’altra idea bislacca di far confluire nella dichiarazione dei redditi tutti i ricavi,personali inclusi quelli finanziari, no? E si potrebbe andare avanti di buon senso in buon senso., Quel senso che Renzi Matteo sembra avere smarrito nel momento in cui si reso conto di essere per davvero il Presidente del Consiglio e che non stava sognando.

Sì, questo «le tasse in Italia le decido io» sembra più un dispetto. Ma di quei dispetti un po’ sciocchi e molto autolesionistici. Come quei mariti che per far dispetto alla moglie decidono di evirarsi.
Magari un inconscio desiderio di auto evirazione.Come dire: il celodurismo a braccetto con l'evirazione. Con un piccolo dettaglio: gli “attributi” in gioco non sono i suoi ma sono quelli del Paese.



1 commento:

  1. Il culto della politica sperimentale oggi si accompagna, in chi l’adotta, ad un atteggiamento che evidentemente vuole impressionare e ci riesce: si sa con che volto fatale, con che rigidezza piena di disprezzo , con che cupa certezza di possedere l’assoluto, costoro proclamano che in materia politica “conoscono solo i fatti”. J. Benda Il tradimento dei chierici

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