Ciò che possiamo licenziare

domenica 14 giugno 2015

Corte costituzionale: se mancano due membri è difficile. Se ne mancano tre allora è fatta.

Da sette mesi si attende l’elezione di due giudici ma non si trova il quorum. Tra un paio di mesi scadrà il mandato di un terzo e allora tutto sarà più facile. Questi tre sono in quota Parlamento cioè spartizione partitocratica. I giornalisti lo sanno ma tacciono.

Giusto per i distratti si parte con un breve riassunto. La Corte Costituzionale, detta anche Consulta dal nome del palazzo in cui ha sede, come compito istituzionale ha di verificare la legittimità delle scelte operate dal legislatore, cioè a dire dallo Stato e dalle Regioni. Tra i cosiddetti contrappesi è il più importante. 

La Corte del Belpaese è composta da quindici membri che sono eletti per un terzo cadauno dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento in seduta congiunta (leggesi spartizione tra i partiti) e dalle supreme  magistrature ordinaria ed amministrativa che poi sono la Corte dei Conti, il Consiglio di Stato e la Corte di Cassazione. La tripartizione delle nomine è stata voluta dalle Madri e dai Padri della Repubblica per favorire (se non proprio garantire) il massimo dell’equilibrio possibile. Che poi ci si riesca (e ci si sia riusciti) è tutto un altro paio di maniche. Ogni giudice, a prescindere da chi l’ha nominato, dura in carica nove annie non può essere rieletto.

Attualmente i giudici sono tredici (dodici più il presidente) e a completare l’organico ne mancano due, guarda caso sono quelli di nomina parlamentare. L’ultimo giudice eletto dal Parlamento porta la data dell’11 novembre 2014 e nei sette mesi successivi per arrivare ad oggi, i deputati e senatori non sono riusciti a trovare due nomi su cui concordare. Anzi ne hanno bruciati diversi, non che su questi ci fosse da strapparsi le vesti però un qualche titoletto ce l’avevano. Apparentemente quindi la situazione sembra grave ma poiché al solito non è seria ci si sarà ben presto una soluzione. E tutti, dai deputati ai giornalisti, dai soloni del diritto alle matricole della facoltà di tappologia, sanno che basta aspettare la fine di luglio e il nodo gordiano si scioglierà come per incanto. Ma nessuno lo dice. Omertà assoluta.

Comunque, perché luglio? Perché a luglio scadrà il mandato di un terzo giudice Paolo Maria Napolitano. E quindi?  E quindi, penseranno i più, la situazione si farà più difficile e complicata. Per niente proprio, a quel punto tutto sarà più facile e filerà liscio come l’olio. Perché?  Perché, santa innocenza, ci saranno a disposizione più posti da spartire. Infatti i tre seggi a disposizione potranno essere equanimemente ripartiti tra i tre partiti maggiori, quantitativamente parlando, che siedono in parlamento: Pd, M5S e Forza Italia. A quel punto secondo il detto che un po’ per uno non fa male a nessuno si potrà procedere. Si deciderà per una terna o per un trio, visto il clima, e come per incanto ci saranno i voti per risolvere la faccenda. Non è bello a dirsi e nemmeno a farsi ma è quello che accadrà.

Ovviamente la cosa potrebbe (o avrebbe potuto) essere ben spiegata al popolaccio ma i signori che gestiscono le notizie, gli aspiranti cani da guardia del potere, si son ben guardati dal farlo. Mica si vorrà disturbare i manovratori mentre traccheggiano in attesa di arraffare un’altra fettina di potere e di influenza su un organo tanto importante.

Si dirà che la vita è così e che bisogna essere realisti e farsene una ragione. Cosa che accade ogni giorno. Mai nessuno che dica che proprio perché accadono queste cose la vita è così e sarebbe proprio un bel colpo riuscire a non farsene una ragione.

1 commento:

  1. Ma cosa aspettano che scenda il grande Giudice celeste per liberare gli oppressi e difendere la Corte Costituzionale dagli attacchi dei politicanti liberisti e incostituzionalisti che impoveriscono il Paese. Svegliatevi politica siamo pellegrini di passaggio le ricchezze non meritate vi verranno tolte.

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