Ciò che possiamo licenziare

domenica 15 febbraio 2015

Sanremo: io non c’ero. La Melandri sì.

L’ex ministro ai beni culturali ed allo sport si è calata nel nazionalpopolare e ha twittato minuto per minuto l’ultima serata di Sanremo. Forse ci ha visto riflessa la sua carriera politica.


Non ho visto Sanremo. Pazienza. Ieri dopo il divertimento di “Non sposate le mie figlie” che raccomando, non ho avuto cuore di guastarmi  la serata e così, con amici ugualmente indisciplinati, ci siamo immedesimati in “Appaloosa” uno dei migliori film dell’epopea western. Viggo Mortensen è più eccitante di Carlo Conti e la scenografia che può offrire il New Messico è meno scontata di quella dell’Ariston e la trama, oggettivamente, è più avvincente. Se poi, come paventa Andrea Scanzi, alle prossime cene qualcuno mi chiederà del festival risponderò che non l’ho visto e quel qualcuno se ne farà una ragione. Volendo.

Chi invece ha seguito con passione, in compagnia di altri tredici milioni di italici, la manifestazione canterinara è stata Giovanna Melandri. La ragazza che lasciò il centro studi della Montedison per dedicarsi al bene dell’Italia e vivere da deputata per diciotto anni e cinque legislature non ne ha perso un attimo. A fare un giro sul suo profilo twitter si possono cogliere per minuto le sue palpitazioni. Ovviamente non è d’accordo con il verdetto uscito dalle urne, ma non è una novità. Nazionalpopolare sì ma fino a un certo punto: un po’ di chiccheria ci sta. Nessuno è mai contento del risultato neanche quelli che per tante legislature l’hanno vista eletta eppure hanno dovuto tenersela. E ce la si è tenuta non solo come parlamentare ma anche come ministro e adesso come presidente della fondazione Maxxi.

Anche al Maxxi c’era entrata per spirito di servizio giusto due minuti prima che fosse conclamata la sua rottamazione.  Un ministro montiano, Lorenzo Ornaghi, l’ha nominata presidente e lei subito ha dichiarato che non avrebbe percepito stipendio le sarebbe bastato il vitalizio parlamentare. Poi ha cambiato idea e si è data uno salarietto, quasi centomila eurini annui, a cui poi ha fatto seguito anche un bonus. Ça va sans dire.

Su Sanremo invece la Melandri ha twittato gratis come tutti: i social sono la moderna livella. E lì si è scatenata. La sua preferita è Malika e fin dall’inizio la sostiene mettendo in  seconda posizione Nina Zilli. Poi omaggia, ritwittando, Gianna Nannini e, in proprio. critica Panariello. Ovviamente non poteva mancare l’accenno a Michele Ferrero, l’hannno fatto in  tanti, anche Salvini, e in ogni salsa a riprova che la decenza è decisamente in ribasso. C’è stato anche quello.

Dopo di che in rapida sequenza e senza soluzione di continuità: si dichiara supporter di Irene Grandi di cui diventa follower doppiando la scelta con Anita Atzei, e comincia a osteggiare i Volo. Neanche a dirlo. Si strazia per il dodicesimo posto di Irene Grandi con un adolescenziale: «nooooooo.» E con l’aria di saperla lunga nel momento della proclamazione dei vincitori cinguetta un «come volevasi…» Probabilmente con questo intendendo che tutto fosse già predisposto. E a lei di simili come volevasi … ne devono aver rivolti tanti nel corso degli anni domandandosi i più che capperi ci facesse in parlamento. Infine sospende le trasmissioni dopo il desolato ritwitter di tale Paolo Russomanno che recita: «È l’Italia. Mamme commosse.». Ché, se come dice, l’Italia è ancora quella delle mamme dovrebbe ammettere il fallimento della sua permanenza negli scranni del palazzo  e confermarsi  che a nulla sia servito il suo sacrificio di ragazza di 35 anni che lascia la Montedison per servire il Paese. Se ne poteva fare a meno.

Mentre tutto questo accadeva Viggo Mortensen chiudeva la sua avventura con Ed Harris e come nei meglio film western si avvia ad inseguire il sole che tramonta. Bello. Da rivedere alla prossima occasione. Lasciando alla Melandri il resto

1 commento:

  1. cè tanta miseria e fame come si può parl.....di parcheggio

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