Ciò che possiamo licenziare

giovedì 12 febbraio 2015

Paolo Naccarato: non come Razzi e Scilipoti ma come Razzi e Scilipoti.

Paolo Naccarato di Gal, per salvare il governo Renzi si inventa stabilizzatore che è come fecero Razzi e Scilipoti  da responsabili per Berlusconi. Ma Naccarato dice di non essere come Scilipoti.

Una delle meglio riuscite gag di Antonio Di Pietro recita così: «mia moglie, non è mia moglie» 
Che oggettivamente è da fuoriclasse e se Groucho Marx  volesse buttare un occhio agli sgarrupati politici italiani ne avrebbe da imparare. E si è certi che lo farebbe con tutto il cuore. Le battute quando son belle non fanno in tempo ad invecchiare che subito trovano ammaliati propalatori. Tra quelli dell’ultima leva si trova anche, non essendo il solo, il senatore Paolo Naccarato delle cui gesta si ricordano solo gli aficionados delle cose del palazzo.
Detto senatore fa attualmente (avverbio con cui si intende  un lasso di tempo dai confini labilissimi) parte del gruppo definito Gal, acronimo che sta per Grandi autonomie e libertà. Non che sia politicamente nato in questo dadaista gruppo, lui viene da lontano. Originariamente democristiano, con specifiche ascendenze cossighiane,  nel 1998 diede vita a Udr insieme a Mastella, Buttiglione e vari altri. Quindi per due anni, 2006/2008, ha fatto parte del secondo governo Prodi. Nel 2012 aderisce a Italia Futura e nel 2013 si presenta con la Lega Nord, di qui transita in Ncd per poi approdare in Gal. Praticamente un viaggiatore continuo che al confronto i bistrattati Razzi e Scilipoti di salti della quaglia ne hanno fatto solo uno: dall’Idv, e Di Pietro torna in ballo, al gruppo dei sedicenti responsabili che poi voleva dire Pdl. E infatti ora seggono in senato nelle file di Forza Italia. Le motivazioni ufficiali di quel passaggio furono il bene del Paese la necessità di garantire continuità al governo che tornare alle urne sarebbe stata una iattura. Ce la fecero. Le motivazioni cosiddette ufficiose facevano parte di altra categoria: la necessità, disse il Razzi, di garantirsi nel presente la continuità dell’indennità parlamentare e nel futuro il vitalizio. Intenzioni queste sdegnosamente rigettate dal Naccarato.
Innanzitutto il Naccarato, e gli altri che stanno con lui, hanno deciso con un colpo di creatività di darsi come qualifica quella di «stabilizzatore» Che se essere responsabili comporta delle responsabilità lo stabilizzare la situazione suona quasi come atto neutro. Che poi mettersi a garantire lo status quo degli avversari suona bizzarro ma tutto può essere fatto nel supremo interesse del Paese. Anche perché se si andasse ad elezioni anticipate è da vedersi se tutti gli stabilizzatori, che ovviamente sono tenuti da una famiglia, potrebbero trovare un posto in lista e soprattutto essere eletti. Quanto poi al sospetto di voler mantenere nel presente scranno e relativa indennità neanche a parlarne. E comunque dopo la confessione, a sua insaputa, di Razzi vien difficile pensare che qualcun altro ci caschi un’altra volta anche perché il Razzi aveva bollato i suoi colleghi come malfattori ognuno dei quali intento a curare i casi suoi piuttosto che quelli della nazione. E i malfattori in genere sono astuti e colgono al volo le situazioni.
Se una volta ci si poteva immolare al grido di «Dio lo vuole» ora, nell’epoca del laicismo imperante viene meglio farlo perché il «Paese lo vuole». E di fronte al bene supremo come non sacrificarsi? E così si ripercorre lo stesso sentiero del duo, che poi erano di più, Razzi-Scilipoti. Ma poiché non fa fine ecco cadere il distinguo: «io responsabile (come Scilipoti) ma non come Scilipoti» Che ad essere nei panni di quest’ultimo forse varrebbe la pena di valutare se non ci siamo gli estremi per una quereluccia per diffamazione. Anche se poi si finirebbe davanti alla Giunta per le autorizzazioni e lì, il caso Calderoli-Kyenge docet, il diritto presenta letture difformi oltre che metodi bizzarri

Diceva Benjamin Franklin che stupidità è fare sempre la stessa azione, esattamente nello stesso modo, sperando che il risultato cambi. O che ne cambi la definizione. Comunque alla fine ognuno si inganna come crede. 

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