Ciò che possiamo licenziare

lunedì 19 gennaio 2015

Sui soldi cascano tutti. Anche i rivoluzionari.

Ben 54 ex consiglieri della regione Lombardia ricorrono contro il taglio del 10% del vitalizio. Ci sono tutti dagli ex fascisti agli ex rivoluzionari. Altro che arco costituzionale. Quanti vitalizi toccano al presidente emerito? E se il prossimo fosse Giuliano Amato: a quanto ammonterebbe la sua entrata mensile?

Gli adagi popolari sul denaro sono tanti e anche di ordine diverso. Da quello buonista «i soldi non sono tutto nella vita» a quello rampantista «di soldi non ce n’è mai abbastanza» Il secondo in verità si adatta bene anche a quelli che non arrivano alla fine del mese che oramai sono i più. Oggi s’è saputo che il patrimonio delle prime dieci famiglie italiane equivale a quello di venti milioni di loro concittadini. Allegria. Forse, e si sottolinea forse, in questo caso di soldi ce ne è a sufficienza e magari torna buono il primo proverbio. Comunque, sui denari e sul suo possesso, san Francesco a parte ma i suoi confratelli si sono rifatti ab abundantiam, ci cascano tutti. Ma proprio tutti.

Quelli che fanno più scalpore sono i politici non tanto e non solo per la quantità di denaro percepita e utilizzata e sperperata ma anche perché personaggi pubblici che più pubblici non si può. Tutti loro vivono di pubblico poiché senza quello non ci sono i voti. E poi perché passano la vita campando di parole, talvolta pure infuocate o addirittura rivoluzionarie, per dire di quanto sia necessario fare il bene di tutti. Chi volendo più stato sociale e chi togliendo più tasse. Però quando  poi si arriva al dunque li si trova tutti, da estrema destra a estrema sinistra passando per il centro, abbarbicati alle miserie della vile pecunia. Quella personale, ovvio. Ché fare i grandi con i soldi degli altri è un attimo.

Divertente ed emblematiche sono le storie susseguitesi a raffica nella settimana: dai 54 ex consiglieri regionali della Lombardia  al neo presidente emerito Giorgio Napolitano e quindi al suo amico Giuliano Amato. candidato a prenderne il posto.

I 54 della Lombardia (pare adesso 53 poiché la dottoressa Daniela Benelli ha ritirato la sua firma)  hanno presentato un esposto contro un taglio del loro vitalizio del 10%. Si sottolinea 10%. Che tradotto in soldoni sarebbe di poche centinaia di euro al mese e che su base annua non arriva neppure a coprire una intera mensilità su tredici che sono percepite. Che tra questi ci siano indagati per tangenti, sospettati di aver condotto affari con la n’drangheta e pure qualcuno che ha passato qualche notte al fresco tutto sommato ci può stare. Come dire: aspettarsi da questi un ricorso per una manciata d’euro è il minimo sindacale. Che invece ci siano vecchi rivoluzionari (si fa per dire) che si sono battuti (si fa per dire) per il bene (si fa per dire) della classe operaia e degli ultimi e dei diseredati ci sta un po’ di meno. E non vale dire oggi di non essere mai stati comunisti: non si è di fronte alla Sacra Rota che annulla i matrimoni solo per aver concepito infedeli retropensieri prima dell’atto. Dovevano dirlo allora e comportarsi di conseguenza. C’è stato qualcuno infatti di casacche dal Pci a Forza Italia ne ha pure rigirate. Soprattutto viene una certa irritazione per quelli che in carriera (si dice così anche per i politici) di scranni ne hanno occupati parecchi. E talvolta due o più pure in contemporanea.

È già, perché c’è chi oltre ad essere stato consigliere regionale (vitalizio) è stato anche nell’italico parlamento (vitalizio) e magari pure deputato europeo (vitalizio). Sempre che poi a tutti questi non si debbano aggiungere pensioni da giornalista e magari pure da funzionario di partito. Che a mettere insieme tutti quei cud può venire il mal di testa e si capisce bene perché qualcuno si ritiri in campagna. Che poi quella della campagna è una bella tradizione per ex. Un podere ce l’hanno, tra gli altri, Di Pietro Antonio ma anche D’Alema Massimo ma anche  Capanna Mario, uno dei suoi libri è intitolato «Il fiume della prepotenza», che lamenta un misero introito di solo 5.000,00 euro al mese. Forse, detto senza malizia, si tratta di uno solo dei cud. Forse.

Non si lamenta dell’ultimo vitalizio (ma forse non unico) il recente presidente emerito: 15.000€ al mese Più un tot di borbonici fringe benefit (autista, maggiordomo, segretaria, bollette del telefonono…?) che si possono pure estendere alla famiglia e magari tramandare di padre in figlio. Certo che monitare (sta per lanciare moniti) stando belli comodi e garantiti e mandare solidarietà che costano poco o nulla ai terremotati o a chi vive nella terra dei fuochi o non può veder bonificato il giardino pubblico di fronte a casa, e soprattutto non pagarla di tasca propria non deve venire particolarmente difficile.

By the way n. 1, il Presidente Napolitano aveva detto che voleva ridurre il vitalizio per gli ex che avevano occupato la carica ma poi preso dai moniti se ne deve essere dimenticato. By the way n. 2 come senatore a vita avrà anche diritto ad una indennità? Che chiamarlo stipendio fa poco fine. By the way n.3 il fatto che sia stato per lunga pezza deputato in Italia fa scattare un altro vitalizio? E se ne palesa un altro per le due legislature fatte in Europa? E come funzionario di partito?

Giuliano Amato candidato berlusconiano alla carica di Presidente della Repubblica su questa pista parte già bene: ai trentamila-e-briscola-euro che percepisce mensilmente, una pensione più un vitalizio confermato da lui stesso, sarà da aggiungere qualche cosina per il suo essere (stato) giudice costituzionale? E poi a tutto ciò si aggiungerà la pensioncina da ex capo dello stato?
Uno dei pezzi ricorrenti nei comizi del giovane Capanna suonava così: «Avanguardia Operaia è il cavallo di troia, più troia che cavallo, della borghesia milanese all’interno dell’Università» Lo si potrebbe mutuare in «Il vitalizio è il cavallo di troia, più troia che cavallo, della meschinità anche nell’animo dei rivoluzionari.»
Magari fossero usi ad incassar tacendo ne farebbero miglior figura.

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