Ciò che possiamo licenziare

giovedì 1 gennaio 2015

Il discorso di fine d’anno di Napolitano: doveva essere un monito e si è trasformato in una pizza.

Ultimo discorso di fine anno del Presidente Giorgio Napolitano. Tre ingredienti: autoreferenzialità, se c’ero dormivo, mal comune mezzo gaudio. Finale con minaccia: «Resterò vicino agli italiani»

Così anche quest’anno si è svolto il trito e frusto rito del discorso di fine d’anno del Presidente della Repubblica. Mediamente, negli ultimi settant’anni in cui sono stati recitati, quasi tutti si sono dimostrati dei piani esercizi di retorica: si diceva agli italiani del bene che avevano fatto e di quanto dovessero impegnarsi per il futuro. Discorsi banalotti che appena sfioravano i problemi della gente e comunque lasciavano il tempo che trovavano. Quanto a incidere sulla realtà lo zero era quasi assoluto. Un paio di giorni dopo, il 2 gennaio, i giornali, tutti, se ne uscivano con il solito commento: «discorso di alto profilo politico e morale.» Nel frattempo il Paese caracollava per i fatti propri. Alcune volte (rarissime) al meglio mentre in altre (la più parte) al peggio. Il cinismo italico è sempre riuscito a digerire qualsiasi pizza anche le peggio cotte. E, al di là del gioco delle parti, digerirà anche questa nona volta di Giorgio Napolitano.

Come nelle migliori tradizioni degli ultimi anni quello di questa sera doveva essere il solito monitone (grande monito) e invece si è trasformato in una lunga pizza con ingredienti sciapi, patita senza nessuna eccitazione. Neppure quella della contestazione che sembra oramai non faccia più effetto. Gli ingredienti quanto mai amalgamati del monitone alla fine sono stati tre, come nella pizza margherita. Il primo: per fortuna c’ero io. Il secondo: se c’ero dormivo, Il terzo: mal comune mezzo gaudio.

Subito calata neanche fosse un carico da undici punti (per gli amanti del tresette) è stata l’autoreferenzialità: quale sarebbe stata la situazione del Paese senza di me? Risposta immediata: ho tenuto in piedi la legislatura (che magari sarebbe stato meglio agire diversamente) «con ciò contribuendo a sfatare quell’idea di instabilità che accompagna da quasi sempre l’immagine del Paese.» Senza contare che «vedo l’importanza delle riforme istituzionali che sono in atto» non ultima quella elettorale. Infine l’afflato patriottico «Ho fatto del mio meglio per rafforzare l’unità nazionale.» Insomma una viva e vibrante autosoddisfazione. Contento il Presidente, contenti tutti. Per quel che ne cale.

Il secondo ingrediente, mozzarelloso quanto basta, è consistito nella denuncia, non viva e neppure tanto vibrante, dei mali di sempre che sono stati definiti « Debolezze e distorsioni antiche nella struttura sociale»  Che poi si chiamino corruzione, mafia, mondo di sopra e mondo di sotto paiono solo accidenti della storia. Patologie. E comunque bisogna «bonificare il sottosuolo della nostra società» Come? «Con intangibili valori morali.» E non è «Bollando la politica come inetta» che si ottengono soluzioni. A corollario il solito «Assillo per la condizione dell’economia, la disoccupazione gli scarsi consumi» e via banalizzando. Mancava a questa parte la domanda d’obbligo: ma Lei Signor Presidente dov’è stato dal 1953 ad oggi?  Se la risposta fosse «su Marte» la soddisfazione negli interlocutori, questa volta sì, sarebbe viva e vibrante. E soprattutto capirebbero il senso del discorso.

Il terzo ingrediente è dato dal fatalismo napoletano. «Non dobbiamo chiuderci nel nostro limitato orizzonte» Oggettivamente suona un po’ provinciale. «Guardiamo fuori e così vediamo che i problemi mondiali sono più grandi.» Come non averlo pensato prima? Ecco perché è stato coniato il detto mal comune mezzo gaudio. Anche se poi Vasco Rossi ha spiegato che il mal di pancia non si può condividere. E dovendo scegliere un maître à penser  magari conviene prendersi il secondo: più vicino alla vita di tutti i giorni. E poi il buon senso vola al livello delle persone normali.

Il prefinale è stato nostalgico: ritorniamo al  «Senso di solidarietà, del dovere e delle istituzioni degli anni del dopo la guerra» Già di quando, nel 1953, il giovane deputato Giorgio Napolitano occupava per la prima volta il seggio in Parlamento. Sempre nella speranza che non ci si auguri una guerra per avere un dopo guerra.

Il finale invece è stato quasi minaccioso: «Resterò vicino agli italiani.»  Magari anche no, grazie.

23 commenti:

  1. ma poveruomo, dovrebbe sfornare moniti dalla mattina alla sera: non è serio

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  2. Angelo Carmine Solimando1 gennaio 2015 alle ore 19:32

    Caro napolitano gli italiani sono schifati dai politici e dalla politica

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  3. Eventi Delle Valli Pedemontane1 gennaio 2015 alle ore 19:33

    Persona colta e autorevole

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  4. ma poveruomo, dovrebbe sfornare moniti dalla mattina alla sera: non è serio

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  5. Minckia!! Da quantu avi ca nun m attrnta

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  6. non l'ho ascoltato mi fa schifo spro vada nel più profondo dell'inferno con tutti i suoi soldi parenti e amici

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  7. .....personaggio ambiguo e nebuloso. Tutti i suoi incarichi sono stati macchiati da comportamenti a dir poco opinabili, settari, massonici, senza considerare a fondo gli aspetti avulsi dalla coerenza e nel rispetto del ruolo che ricopriva. Come un suo predecessore, Oscar Luigi Scalfaro, non lascia un bel ricordo di se....troppo lontano dal suo popolo e, troppo ossessionato dalla sua sete di potere.

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  8. Paolo Penacchio credo che i saluti di fine anno da parte dei Presidenti della Repubblicano debbano essere presi semplicemente per dei saluti; credo sia un grave errore pretendere che diano indicazioni politiche che non sono di loro competenza. Non so quando sia iniziata questa abitudine che forse è sorta per riecheggiare idiscorsi dei presidenti Usa che però hanno istituzionalment eun altro ruolo. A mia memoria gli unici discorsi presidenziali che avevano ben motivo di essere seguiti con un certo interesse su cosa poteva mai venir detto erano quelli dell'ex presidente Cossiga, ma sarebbe stato megl ose non fosse stato così. , Per il resto non si può pretendere che dicano quello che sarebbe criticabile se venisse detto.

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  9. Massimo Canella da qusto punto di vista, a parte il tono flebile dell'età e quello metodico della sua personalità, mi pare che Napolitano abbia espresso parecchie opinioni su cui il consenso non è comune. Del resto l'unità nazionale è un principio attivo, se è il minimo comune denominatore da noi neanche esiste. E come ogni tanto ripeto sono convinto che se vogliamo un grande bilanciamento dei poteri, il multipartitismo eccetera dobbiamo prevedere anche una autorità di ultima istanza che, come diceva ahimè di sè stesso Vittorio Emanuele III, "come la milza nel corpo umano, salti fuori quando ci sono dei guai"; altrimenti è inevitabile che il sistema si incarti e preluda a soluzioni autoritarie2 gennaio 2015 alle ore 14:41

    Massimo Canella da qusto punto di vista, a parte il tono flebile dell'età e quello metodico della sua personalità, mi pare che Napolitano abbia espresso parecchie opinioni su cui il consenso non è comune. Del resto l'unità nazionale è un principio attivo, se è il minimo comune denominatore da noi neanche esiste. E come ogni tanto ripeto sono convinto che se vogliamo un grande bilanciamento dei poteri, il multipartitismo eccetera dobbiamo prevedere anche una autorità di ultima istanza che, come diceva ahimè di sè stesso Vittorio Emanuele III, "come la milza nel corpo umano, salti fuori quando ci sono dei guai"; altrimenti è inevitabile che il sistema si incarti e preluda a soluzioni autoritarieda qusto punto di vista, a parte il tono flebile dell'età e quello metodico della sua personalità, mi pare che Napolitano abbia espresso parecchie opinioni su cui il consenso non è comune. Del resto l'unità nazionale è un principio attivo, se è il minimo comune denominatore da noi neanche esiste. E come ogni tanto ripeto sono convinto che se vogliamo un grande bilanciamento dei poteri, il multipartitismo eccetera dobbiamo prevedere anche una autorità di ultima istanza che, come diceva ahimè di sè stesso Vittorio Emanuele III, "come la milza nel corpo umano, salti fuori quando ci sono dei guai"; altrimenti è inevitabile che il sistema si incarti e preluda a soluzioni autoritarie

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  10. credo che per chi è chiamato ad essere custode della costituzione il difenderne i principi attivi non possa essere considerato opera di parte; sarebbe semmai da chiedersi quali contraddizioni sorgerebbero se venisse eletto un Presidente di Repubblica che proviene da una forza politica smaniosa di demolire parti importanti della nostra carta costituzionale. Purtroppo l'essere un paese con troppa storia non condivisa rischia di far fuoriuscire più di una situazione dal suo alveo naturale. Il rischio è quello che , come oggi molti stanno rimpiangendo personaggi che mai ieri avevano lodato, anche gli attuali detrattori di Napolitano fra una decina d'anni ,( la storia gira sempre più veloce) si troveranno a lodarne la figura. Mi sembra che già adesso più di qualcuno stia rivedendo il suo giudizio negativo su Oscar Luigi Scalfaro ,

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  11. di tutto rimane il fatto più importante: napolitano si è trovato in mezzo alla più pesante crisi della politica italiana, con partiti sfaldati e un elettorato senza riferimenti, ed ha cercato di tenere unito un paese senza altra guida. questo è stato chiaramente percepito all'estero tant'è che ovunque gli è stato riconosciuto questo ruolo. se abbiamo in qualche modo salvato la faccia lo dobbiamo principalmente a lui. non dimentichiamoci almeno due fatti: nel 2011 cade uno dei peggiori governi della repubblica, nel 2013 si insedia un parlamento rissoso e per certi aspetti inconcludente che poi, in un sussulto di responsabilità, gli chiede di proseguire il mandato fino ad esaurimento delle sue forze fisiche e lui, responsabilmente, accetta. chiamiamolo re giorgio, critichiamolo per il suo governo monti, diciamogli pure che i suoi calzini non si intonano al vestito, ma quando insediò monti noi avevamo superato persino la frutta ed eravamo al conto finale. mi rivolgo a tutti coloro che praticano lo sport del "è tutto da rifare": un altro al suo posto cosa avrebbe fatto, ci avrebbe regalato il paese dei balocchi?

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  12. la storia gli renderà giustizia, ma arriva quando i giochi sono fatti. Intanto dobbiamo giostrare con i Grillo, i Salvini, i Brunetta e un presidente del consiglio che vuole tutto il cocuzzaro per sè

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  13. Luciano Ottavi un giorno potremo dare un giudizio più sereno anche su renzi e le sue guasconate da ragazzotto impertinente. di lui si dirà comunque che i politici del tempo non furono in grado di offrire di meglio né ebbero l'incoscienza di buttarsi nella melma delle riforme. da tutti invocate, da tanti studiate e proposte ma da nessuno affrontate. finora. dal coro "partiam, partiam" (e tutti fermi) è uscito un incosciente (così appare) che invece "è partito". beh, secondo me non è poco. poi fa errori, è frettoloso e poco "riflessivo". ma di "riflessivi" soltanto 'sto paese non ne poteva più. a me viene in mente il dopoguerra. tutto distrutto, gli italiani non avevano più neanche una casa. partì un piano case che in tutta fretta permise di costruire case di ogni tipo. gli architetti famosi storcevano la bocca nel vederle. ma quelle case, pur con i mille dfetti che pure avevano dettero un tetto a milioni di italiani. se si fosse atteso un piano case stilato da architetti di grido e realizzate con i migliori materiali, oggi milioni di italiani starebbero ancora nei tuguri o tra le macerie ad aspettare che gli architetti di grido si mettessero tra loro d'accordo sul come realizzarle. ecco, oggi con la politica siamo messi in maniera tale che è necessario prendere decisioni immediate. in certi casi non c'è neanche il tempo di aspettare che i nostri soloni si mettano d'accordo sul da farsi. qui finiva come ai tempi dei comuni: discuti che ti discuti, si trovò la soluzione del signore che veniva da lontano. qui a furia di discutere ci saremmo trovati un vassallo della merkel al governo ed un danese al quirinale. un danese di danimarca, è ovvio.......

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  14. Castruccio Castracani Si fosse limitato a dire Buon anno sarebbe stato apprezzato. Dopo di che ha firmato il firmabile, non si è avvalso della corte costituzionale quando ne aveva la possibilità (e magari anche il dovere) e non si è rivolto al popolo-elettorato-cittadini-italiani-ecc quando doveva ma ha sviluppato giochini di palazzo, alla D'Alema. Sono i casi di: Monti (sia il governo sia il senato a vita che assomiglia più ad una mancia che il riconoscimento di meriti, quali?) Letta Richetto e poi Renzi. Forse chiunque si sarebbe comportato diversamente e con più senso dello Stato

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    1. Mah non mi pare. Intanto il presidente non può in nessun caso adire kla Corte: lo possono fare i giudici ordinari e ammnistrativi come giudizio incidentale, o Stato e Regioni per conflitti di competenza. Può rinviare una sola volta alle Camere con messaggio motivato, ma deve stare attento a nion farsele respingere perché poi potebbe andarsene anche a casa. Ciampi avevala sonda di Casini, e comunque dei suoi messaggi mi oare non si ricordi nessuno. Il Presidente non è il giudice delle leggi, lo diceva Di Pietro ma con una malafede veramente ignobile in un ex magistrato di vaglia

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  15. Eventi Delle Valli Pedemontane2 gennaio 2015 alle ore 15:05

    Ha assolto ai suoi compiti in modo ineccepibile con dovizia nel rispetto delle regole e delle istituzioni evitando che l'Italia non andasse alla deriva .

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  16. ha rispettato tutte le regole che i massoni conservatori gli hanno imposto,compito eseguito..l Italia ringrazia...........

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  17. Ha ubidito il disegno della finanza internazionale: depredare il paese.

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  18. ....se assolvere al suo compito istituzionale e' occultare, far cancellare, omettere, non rispondere, impedire, e accettare una candidatura a presidente pur sapendo anticostituzionale e' rispetto delle regole.....c'e' riuscito benissimo. Come allievo di Henry Kissinger forse non imparo' ad essere crudele come lui, ma, di sicuro, ne ricalca le cospirazioni !!

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  19. Gargiullo mi domando come non sie vergognato che prima di andarsene da i ooooooooooooo si e aumentato lo stipendiooooooooooooooooooooooooooooooooooc.....

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  20. Il comandante di un qualsiasi aereo o transatlantico dovrebbe avere i motivi di esaltare l'operato dei propri marinai o sottoposti prima di poter parlare della bellezza del mare , dell'aria dei pesci o degli uccelli che popolano quei luoghi. Un comandante che si
    ostina a difendere l'operato scellerato contro il popolo da parte dei suoi
    sottoposti è un capo che ha contribuito all'ammutinamento e al disastro
    politico che vive il paese Es. (Comandante schettino)
    Forse
    intendeva dire che bisogna iniziare a bonificare il sottosuolo della terra dei
    fuochi di cui all’epoca sarà stato
    certamente , se non coinvolto personalmente ma sicuramente informato o addirittura un politico compiacente. Alla fine del suo mandato è stato preso da un po’
    di rimorso, non avendo mai risposto alle richieste delle madri dei bambini
    morti in quelle zone. Forse intendeva dire che bisogna inviare tutti i politici a ripulire quel sottosuolo infangato dalla politica
    corrotta in quanto i soldi per la bonifica non sono sufficienti. Forse voleva
    dire……..non sa neanche Lui che cazzo dire. Un grazie al Comandante della nave in fiamme.

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  21. Eventi Delle Valli Pedemontane2 gennaio 2015 alle ore 21:44

    Non risulta da parte della magistratura alcun avviso di garanzia o indagini per occultamento a carico del Presidente Napolitano , o ci sia una reale motivazioni da considerare il suo mandato anticostituzionale se non la semplice critica da osteria frutto di una idiosincrasia , reazione tipicamente negativa di un pensiero politico diverso. Sicuramente criticato dalla destra ma preparato intellettualmente da difendere in ogni frangente la democrazia senza lasciare spazio alle leggi malate , inquinate da forzature di un pensiero prettamente capitalistico.

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