Ciò che possiamo licenziare

venerdì 16 gennaio 2015

Charlie Hebdo occhio alla penna. Il Papa mena.

Francesco come un gaucho se gli offendono la mamma mena. Si dice che gaucho derivi dall’arabo e significhi «uomo a cavallo». Ma anche «senza madre.» Alla fine tutto si lega. L’offesa sta nell’orecchio di chi ascolta. La logica del sì...ma. Il tempo di nì dieu nì maître è da venire.

E così Jorge Mario Brgoglio, in arte papa Francesco, ha gettato la maschera. Era ora. Il gaucho arrabalero (delle periferie ndr) uomo di casas malas, sangue e coltelli, come tutti i gauchos, l’ha detto chiaro-chiaro: «se uno insulta mia madre io gli do un pugno.» Altro che porgere l’altra guancia. E in fondo si può dire che tantissimi, probabilmente quasi tutti con la miserrima eccezione di quelli che sono nati nelle antiche ruote dei conventi, la pensino allo stesso modo. Eh sì, per bacco baccone, la mamma è sempre la mamma. Bella scoperta. E tutte le mamme so piezz e core. Tutte le mamme anche quella del Papa. E quindi chi offende mammà sa che gli può capitare. E non son cose belle.

Certo è che a qualcuno, forse più di uno e magari anche di due e di tre, in quel del Vaticano dopo aver sentito l’affermazione gli deve essere ballonzolata la viola berretta cardinalizia sulla cucuzzola. «Ma come? È da oltre duemila anni che raccontiamo la fola delle guance offerte e mò arriva questo e ci e smonta il teatrino.» Eh sì, succede.

Già, succede. Ma succede proprio dopo che milioni e milioni di manifestanti si sono sgolati a gridare: «Je suis Charlie Habdo».Per condannare la strage di Parigi ed esaltare la libertà di stampa. Tanto che i gesuiti di Francia sono arrivati a pubblicare sulla loro rivista alcune delle vignette che ritraggono Maometto e sono alla base o al pretesto dell’attacco terroristico di Parigi. E invece arriva lui, papa Francesco, e come ridere dice che alle offese si reagisce. Ma come al solito c’è un ma. Né potrebbe essere diversamente, in fondo quello del «sì … ma» è tutto nel dna di oltre Tevere. Mica è solo patrimonio di Pierluigi Battista o del decotto Walter Veltroni, sempre che non lo riesumino.

Il «sì … ma» di questo caso consiste in: se offendi ti becchi un pugno ma non bisogna offendere. Che poi, come dicono alcuni, l’offesa stia più nelle orecchie e negli occhi di chi ascolta e guarda, è tutta un’altra storia. È come quando si prende in mano un rosario che non si capisce dove inizi e dove finisca. Roba dura da far digerire ad un gaucho, uomo spiccio e anche dal coltello facile. Oltre che gran ballerino di tango.

Nelle parole di papa Francesco si possono leggere e anche legare le due leggendarie origini del nome. Pare infatti che per alcuni gaucho derivi dall’arabo e significhi uomo a cavallo mentre per altri questo derivi dal quechua huacho (pronuncia: huaccio) che significa senza madre. Ma il gaucho non ha bisogno che gli offendano la madre per accendersi e dare quattro smatafloni.


Quindi Chalie Hebdo di tutto il mondo: occhio alla penna. Il tempo di nì dieu nì maître è da venire.

12 commenti:

  1. SA..(NTITA')..TIRA --- Le parole del Papa sono state precise. Non e giusto offendere le persone nei loro ideali e nei loro affetti più cari. In quanto Dio disse non fare ad altri quello che non vorresti che sia fatto a te. Credere o non credere non è un diritto per offendere. Quello che per gli altri è insignificante per me può avere un valore immenso o viceversa le cose alle quali io non dò alcuna importanza per gli altri sono tutto. A prescindere dalla risata dalla comicità del momento un minimo di rispetto bisogna averlo.

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    1. Rispondo a Battista Bissi postando il link di un mio intervento, nel gruppo FaceBook "Amici di Sinistra d'Azione", nel quale io, azionista di sinistra, rispondevo all'amico Sito Novefebraio, repubblicano di sinistra, che invocaca il diritto di non essere offesi, in relazione alla sensibilità religiosa. È un intervento scritto in un contesto diverso dal presente, ma gli argomenti che uso possono essere interessanti anche qui, spero.

      https://www.facebook.com/groups/www.sinistradazione.it/permalink/783973095011061/?comment_id=784539934954377&offset=0&total_comments=14

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    2. Questo altro commento, pubblicato nello stesso luogo, risponde forse ancora meglio all'opinione espressa da Battista Bissi:

      https://www.facebook.com/groups/www.sinistradazione.it/permalink/783973095011061/?comment_id=784255474982823&offset=0&total_comments=14

      In generale sono d'accordo con quanto ha detto Castruccio Castracani (io ho pubblicato un commento analogo al suo, ieri). Solo su una cosa vorrei correggere il tiro di Castruccio.
      Credo anche io che qui ci sia un gigantesco problema di "Sì... ma", tuttavia penso che esso non consista in un "se offendi ti becchi un pugno ma non bisogna offendere", bensì che consista in un molto più grave e insopportabilmente ipocrtita "SÌ alla condanna della violenza senza se e sanza ma, SÌ alla rivendicazione della più piena libertà di espressione, MA la sensibilità religosa NON SI PUÒ offendere, e quindi la libertà la affermiamo SOLO IN TEORIA, mentre in pratica dobbiamo censuralra (o autocensurarci, se siamo autori) quando offende la religione. Come a dire: la libertà esiste in teoria (poTREMMO insultare la religione in linea astratta di principio), ma dobbiamo ASTENERCI dal farlo (per buon gusto, e per non far piangere i poveri credenti suscettibili, ecc.)
      Ecco, questo secondo me è il "Sì... Ma" ipocrita che circola in questi giorni, Tanto più che non solo si nega, nella pratica, la libertà totale (senza però dirlo esplicitamente), bensì, in più, si rende "umanamente comprensibile" la reazione violenta dell' offeso (vedi il pugno di Bergoglio), mandando a gambe all'aria le belle parole sul no alla violenza...
      Io invece dico le cose chiare: libertà QUASI TOTALE di espressione, dove per quasi totale si debba intendere una limitazione minimale e ben precisa: la satira non deve istigare all'odio razziale, non deve istigare alla violenza e ai reati, e SOPRATTUTTO deve essere strumento di difesa delle minoranze rispetto all'arroganza del potere e delle maggioranze, e non lo strumento delle maggioranze e del potere per schiacciare minoranze già schiacciate. In una parola: le vignette antisemite di epoca nazista nulla c'entrano con la satira...
      Bergoglio ha dato l'esempio più fulgido di come NON si doveva reagire all massacro di Charlie Hebdo. I gesuiti, con la loro rivista, hanno dato l'esempio più fulgido di come SI DOVEVA reagire...

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  2. Pio decimo per la sua avversione verso il tango suscitò l'ironia dell'Asino ( ma non solo per quello , naturalmente); papa Bergoglio lo ha finalmente sdoganato (è o non è un pappa moderno?) pur sapendo, immagino , che il tango nasce come ballo tra uomini , perchè mai una donna si sarebbe messa a ballarlo con certa ciurmaglia da angiporto; anche per questo fu "malinconia che danza". Il richiamo al possibile pugno segna ancor più del tango la rottura con vecchi modi di essere pontefici , Pio decimo un pugno non avrebbe detto apertamente di volerlo dare neanche ai modernisti, forse pura ipocrisia, ma forse anche la consapevolezza , ancor viva la ferita di Porta Pia, che a dar un pugno si rischia di riceverne quattro.

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    1. Pio X ci aveva gli zuavi pontifici e sempre ricordando la Repubblica Romana del 1849 la mano pesante del carnefice.

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    2. scusa Ugo , pio decimo non Pio nono ( poi si ricredette anche sul conto del tango, ma sembra che la versione a cui gli fu dato assistere fosse stata piuttosto addolcita.).

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  3. Trovo che l'esempio dell'offesa alla madre sia assolutamente inadeguato. La satira non irride le persone, ma le idee. E non irriderebbe la madre si nessuno. Semmai certe interpretazioni del ruolo di madre. E poi che fine ha fatto l'antica prescrizione del porgere l'altra guancia?

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  4. Tango e Furlana
    Er Papa nun vo’ er Tango perchè, spesso,
    er cavajere spigne e se strufina
    sopra la panza de la ballerina
    che su per giù, se regola lo stesso.
    Invece la Furlana è più carina:
    la donna balla, l’omo je va appresso,
    e l’unico contatto chè permesso
    se basa sur de dietro de la schina.
    Ma un ballo ch’è der secolo passato
    co’ le veste attillate se fa male:
    e er Papa, a questo, mica cià pensato;
    come voi che se movino? Nun resta
    che la Curia permetta in via speciale,
    che le signore s’arsino la vesta. Trilussa

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  5. Il pontefice nel suo viaggio in Sri Lanka ha detto di ritenere diritti umani fondamentali sia la libertà religiosa che la libertà di espressione. “Non si può nascondere una verità – ha detto Bergoglio - ognuno ha il diritto di praticare la propria religione senza offendere, liberamente”, eppure questa sacrosanta libertà, non deve offendere. “E vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri, che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno!”. Per Bergoglio “è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede”. Questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava alla fine a credereche le religioni o le espressioni religiose siano una sorta di sottocultura è intollerante in quanto tutto ciò che non sia proprio della cultura illuminata, viene disprezzato. “E questa è una eredità dell’illuminismo”. Per cui se il dottor Gasbarri se dicesse qualcosa contro la mamma del papa o di un altro si merita un bel cazzotto, cosa si merita chi deride Maometto o addirittura il papa? “C’è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetta la vita e la persona umana, e io non posso prenderla in giro”. Per cui se nella libertà di espressione ci sono limiti, come quello della mamma del pontefice, figurarsi se non c’è un limite anche nei confronti della religione. Insomma quei discoli di Charlie Hebdo, un po’ se la sono cercata.

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  6. Il messagio "propalato" dal Papa (Urbe ut Orbi, tramite il mezzo televisivo) collide prepotentemente con quello che dovrebbe essere il suo compito pastorale ... quello di spargere il seme della Tolleranza e del Perdono ... Nessuno gli ha chiesto di "soffiare" sul Fuoco ...

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  7. Gratta gratta un pochino sotto la superficie, ed è chiaro quello che viene fuori sotto Bergoglio su questi temi, ossia il Ratzinger che si scagliava contro "la dittatura (sic) del relativismo" (leggi: la Libertà di discusione della Società Aperta).
    Ratzinger se non altro aveva il pregio di dirle chiare, certe cose, e di apparire onestamente antipatico.
    Questo è il papa che fa commuovere i credenti perché pretende a tutti i costi di viaggiare in utilitaria e in mezzo alla folla, nel viaggio pastorale in Brasile. Oh! Che papa umile, eh? Peccato che chi ha seguito un po' dall'interno le vicende del Brasile sappia che le autorità del paese l'avevano pregato in ogni modo di usare auto blindata e percorso a debita distanza dalla folla: con la sua insistenza, ha costretto la Repubblica Federale a triplicare (sì: moltiplicare per tre) la quantità di forze dell'ordine in campo, triplicando così le spese (già ingenti) per garantire la sua sicurezza. Ma lui è il papa umile.
    Altro esempio: pochi giorni prima di andare in brasile si era scagliato contro badesse e vescovi che andavano in giro con macchinoni (lui, il papa umile). Peccato che dopo poco sia partito per il Brasile con... il solito aereo dell'aeronautica militare italiana, vero e proprio jumbo jet intercontinentale, pagato dallo stato presuntamente laico italiano; roba che NEMMENO l'air force one è un aereo così grosso e con così grande codazzo di funzionari (certo, perché il Brasile è notoriamente un paese buddista, e non c'è una struttura ecclesiastica pronta ad accoglierlo...) e anche codazzo di gionralisti lacchè (che mi chiedo se paghino o non il volo - ma direi proprio proprio proprio di no). Oh! Che pontefice umile.

    Bergoglio, con questa sua apparenza di umiltà, umanità, vicinanza ai deboli, è mediaticamente formidabile.
    Non mi convince.
    Prontissimo a ricredermi, ovviamente, ma solo quando veramente avrà cominciato a fare qualcosa. Per esempio, giusto per non immischiarmi degli affari interni della chiesa (che sono questione per i fedeli, tra i quali io non sono annoverabile), la rinuncia unilaterale all'8per1000, al finanziamento pubblico dell'insegnamento della religione cattolica, e al finanziamento pubblico di cappellani militari e ospedalieri. Cose che, da sole, fanno minimo 3 miliardi l'anno, dei 6 che la chiesa riceve dallo Stato Italiano.

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