Ciò che possiamo licenziare

lunedì 10 novembre 2014

Roberto Calderoli il vendicatore.

Dopo i fatti di via Erborosa a  Bologna ha preso la parola il truce Caldseroli. Parla di vendetta e di legge del taglione. Da irresponsabile ha  sommato alle due precedenti imbecillità la sua terza. Magari vorrà calzare l’elmo con ampie corna e correre a vendicare l’oltraggiato orgoglio padano. Faccia attenzione alle arti magiche delle fattucchiere rom.

Roberto Calderoli si deve essere ripreso dalla fattura voodoo che pensava gli avesse rifilato il padre dell’ex ministro Kyenge e come prima reazione ha ripreso a parlare. Anche se «parlare» nel caso specifico sembra essere una parola grossa.  Comunque le sue parole sono state: «Non è più tollerabile che i balordi dei centri sociali possano continuare a esercitare violenza e a calpestare le regole della democrazia e del codice penale. Se non li fermeranno le Forze dell’Ordine non porgeremo l’altra guancia ma verrà la legge del taglione. Occhio per occhio, dente per dente. Si tratta di gentaglia e di parassiti, una forma di fascismo, tollerato da una sinistra che ha sempre loro strizzato l’occhiolino»

Calderoli ha dato fiato ai suoi polmoni in diretta conseguenza a quel pregevole teatrino messo in scena il suo segretario federale, Matteo Salvini. Come noto il segretario padano ha pensato bene di andare a controllare lo stato dei pagamenti delle bollette della luce in un campo di nomadi in quel di Bologna. L’esperienza di Salvini nonostante a quel campo non sia mai arrivato è stata un bel po’ movimentata. Alcuni ragazzi dei centri sociali hanno cercato di bloccarne l’auto e dato il via alle solite manifestazioni: urla del tipo «buffone e vergogna» mentre in contemporanea colpivano la vettura blindata con pugni e forse qualche calcio. Insomma nella squallida provocazione ci sono caduti come dei boccaloni. E uno che si era arrampicato sul tetto dell’auto, appena l’autista ha accelerato, è planato a terra. E un altro è stato urtato. Le immagini non lo raccontano chiaramente, ma è probabile anche se non sembra provato, sia volato un sasso o similare e che questo abbia sfondato il lunotto posteriore. Insomma si sono sommate due imbecillità. E poiché non c’è due senza tre ecco aggiungersi quella di Calderoli.  Ulteriore provocazione. Del tutto fessa.

Dopo quelle ficcanti e temerarie parole ci si aspetterebbe di vedere il vicepresidente del Senato, Calderoli è anche questo per miracolo della Repubblica, calzare il celtico elmetto ben dotato di abbondanti corna, afferrare lo spadone e precipitarsi a Bologna per fare giustizia. Ma così non sarà. Per fortuna. Ma per disgrazia, e si spera di no, ci potrebbe essere qualche idiota che, data l’autorevolezza della fonte si metta in testa di perseguire una qualche privata giustizia: magari di notte, in tanti contro uno solo. E lì allora sarebbero guai. Veri. E se così fosse la responsabilità per qualsiasi cosa accadesse, foss’anche la sbucciatura di un ginocchio o di un gomito, sarà solo del Calderoli, sedicente vendicatore che personalmente non vendicherà mai un bel niente ma se ne starà sempre al caldo e bello comodo in poltrona. Che il codardo «armiamoci e partite» è sempre di moda.

Il Presidente Grasso dovrebbe riconsiderare l’idea di togliere nuovamente la presidenza del Senato a questo suo vicepresidente, come peraltro già fece qualche tempo addietro, proprio in occasione del caso Kyenge. Poiché alcune posizioni meritano  se non un alto almeno un medio buon senso. Al Calderoli una sola raccomandazione: stia in guardia dalle arti magiche delle fattucchiere rom. Possonno portare una sfiga infinita.

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