Ciò che possiamo licenziare

martedì 11 novembre 2014

Rieccolo: è D’Alema.

Attacca un po’ l’Europa dei politici, ma anche le banche italiane che si sono domiciliate in Lussemburgo, come se lui venisse da un altro mondo. Rivendica di aver pensato a una donna per la presidenza della Repubblica prima di tutti. Minaccia la scissione ma poi si impapocchia. E ci si chiede perché c’è Renzi.

Si avvicina l’elezione del Presidente della Repubblica e forse, a stretto giro anche quelle politiche e quindi rieccolo: è D’Alema. 
L’idea di poter ancora una volta trafficare su qualcosa di importante, di manovrare dietro le quinte e di immergersi in estenuanti trattative talvolta fa resuscitare anche i (politicamente) morti e questo si presenta come uno dei casi da manuale  Da qualche settimana del D’Alema si erano perse le tracce e i più se ne stavano facendo seppure festosamente una ragione, quando si è diffusa la voce che Giorgio Napolitano potrebbe dimettersi nel giro di qualche mese ed eccolo allora rimettersi nuovamente in moto. Uomo senza pace.

Blocco di partenza questa volta è stata la trasmissione di Lilli Gruber graziando così il Corriere della Sera e l’ottimo Dario Di Vico impegnato  in una serie di assai interessanti articoli sul tema del lavoro.  Sparring partner un po’ annoiato e appena sottopelle anche un tantinello antipatizzante è Beppe Severgnini. L’intervento di quello che lo spiritoso Cossiga definiva il più intelligente è stato vacuo e, nella sostanza inutile. Impietosamente ripreso in campo lungo così da mostrarlo appollaiato sullo sgabello con i piedi a venti centimetri dal pavimento l’ex lìder massimo ha spaziato su quasi tutto: l’Europa mal gestita dai politici, Jeam-Claude Juncker che dovrebbe, forse, dimettersi e le banche che pagavano le tasse in Lussemburgo. Cose che non si fanno. Chissà lui dov’era: otto legislature (qualcuna per suo merito corta) in Italia ed una in Europa.

Comunque ha tenuto ha spiegare che:«Oggi giro il mondo e faccio un altro mestiere.» meno male. Però è sempre qua. Se viaggiare  era la sua aspirazione avrebbe potuto arruolarsi già diciottenne nella Marina Militare che proprio questo ha sempre promesso ai giovani di belle speranze: «Diventerai un tecnico e girerai il mondo.» Il mondo lui l’avrebbe girato prima e agli italiani sarebbero stati risparmiati altri giramenti. Peccato che il giovane D’Alema non abbia colto a suo tempo questa opportunità e si sia messo a seguire le orme del papà che fu deputato per cinque legislature che allora erano lunghe e quindi fa un totale di venticinque anni. Ma si sa che nel Belpaese i figli dei farmacisti fanno i farmacisti quelli degli avvocati si ritrovano avvocati e quelli dei politici non possono quasi mai scantonare: politici anche loro. Peccato.

Un po’ maliziosamente la Gruber ha fatto notare al suo ospite di aver perso l’occasione di diventare Mr. Pesc e che, pure in questa tornata, non ci sia per lui alcuna speranza di aspirare alla sostituzione di Napolitano. Il nostro sulla prima ha sorvolato mentre sulla seconda ha risposto:«Io penso che è tempo (per lui i congiuntivi sono sempre stati un optional) di eleggere  una donna.» La Gruber ha sottolineato che  è la stessa opinione della Boldrini e qui il vecchio leone ha reagito da par suo: lui l’aveva detto prima. Sottolineatura fondamentale da tramandare ai posteri. Così come, sempre grazie a lui, l’Italia ha avuto Ciampi e Napolitano perché il suo intervento in entrambe le elezioni è stato cruciale. Chi mai avrebbe potuto metterlo in dubbio.

Chicchetta (nel senso di piccola chicca) della trasmissione, il D’Alema prima ha minacciato la scissione «Se qualcuno pensa che la sinistra, lasciamo stare la generazione, abbia smobilitato si sbaglia. Fa un calcolo sbagliato e secondo me si troverà di fronte a qualche sorpresa.» Quale sorpresa? « Beh, che a un certo punto una parte di questo partito prenda un’attitudine più combattiva. Nel senso che la pazienza se sfidata oltre un certo limite potrebbe ….» Potrebbe cosa? «Sempre minoranza resta ma potrebbe alternarsi, maggioranza, minoranza si può tornare maggioranza dipende la vita politica è piena … anche qui non è finita la storia.» Proprio un bel discorsino sembrava di ascoltare Ferrero, il Presidente della Sampdoria. Il tutto condito dal solito armamentario: l’intercalare «Diciamo», lo sguardo talvolta perso nell’infinito, risatine solitarie e mossettine  alla Ridolini. E poi ci si domanda perché il partito prima e gli elettori poi abbiano scelto Matteo Renzi: non perché sia più bravo ma semplicemente perché è meno peggio. E la quantità di peggio che il fiorentino si è trovato di fronte era veramente tanta,troppa. Bastava di calare solo di un pochetto.

6 commenti:

  1. Sbuffi tu , figurati noi a rivederti.

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  2. Lucio Gladio Ahahah !11 novembre 2014 alle ore 21:55

    se la sona e se la canta !

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  3. E, come se non bastasse, noioso..noioso..noioso...

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  4. Lui prima di Renzi ha agevolato il PREGIUDICATO.

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  5. D'Alema,il doppiogiochista per eccellenza.Uomo inaffidabile amico di Belusconi che affosso' la legge sul conflitto di interesse.

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  6. E' vero,ha agevolato il nanomafioevasore......ma quello che c'e' adesso lo ha resuscitato....

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