Ciò che possiamo licenziare

lunedì 24 novembre 2014

Calabria rossa

La Calabria si scopre terra rossa mentre l’ex rossa Emilia terra di conquista dei neo gallo-celti d’altra parte Bologna fu fondata dai Galli Boi. A votare vanno sempre meno. Le prossime elezioni in uno stadio per farle poi nel salotto di casa. Fino a quando gli assenti non decideranno di tornare presenti.

I vincitori: Gerardo Oliviero e Stefano Bonaccini
Adesso oltre ai giovani (ma questa è storia vecchia), alle mezze stagioni (di cui si dice da qualche decennio)  ed al potere dei sindacati (che invece è storia nuova)  neanche le regioni sono più come quelle di una volta. Tra Emilia-Romagna e Calabria la regione rossa adesso è la seconda, dove viene eletto un vecchio bersaniano che passa il turno con il 61,39% dei consensi. 

Oddio il numero suona tondo e anche un pochetto roboante se non fosse che a votare ci sono andati in pochini: solo il 44%. Ma che è un bel po’ di più della percentuale raccolta nella terra del liscio, del gnocco fritto e della (una volta) partecipazione: uno striminzito 37,7%. E allora a ben guardare il nuovo Governatore della Calabria è stato eletto con il consenso del 27% dei calabresi in età di ragione. Che non è poco ma a ben vedere non è neppure così tanto.  Mentre quello dell’Emilia ex rossa porta a casa un 44,52% che poi, nella realtà vera, è uno stiracchiato 16%. Ma ognuno si inganna come crede.

Una volta gli sconfitti delle elezioni guardavano i dati con la lente di ingrandimento e per dire d’aver in qualche modo vinto facevano raffronti con anni lontani o andavano a scovare minuscole località e le portavano a testimonianza dell’incremento di voti o di percentuale. Lo fece anche il povero Bersani nel 2012, pare oltre un secolo fa, quando andò a contrapporre alla sconfitta di Parma la vittoria di Budrio. Paese di ocarine eletta a nuova Stalingrado. Tenerezze d’altri tempi.

Adesso chi vince fa il contrario: non guarda nulla. Nulla che non sia l’ultima riga del verbale elettorale, quella che riporta i seggi ripartiti per partiti e non si perita di notare  quanto gli manca tutto attorno. E così si esulta per il 2 a 0, alla Renzi, dicendo al massimo che sì l’affluenza alle urne non è stata tanta. Pazienza. Andrà meglio la prossima volta. Come pure esulta l’aspirante gallo-celta Salvini, che si chiami Matteo come l’altro, dev’essere uno di quei colpi gobbi di cui è piena la storia, che si ringalluzzisce per il risultato emiliano-romagnolo che si scrive 19,42% ma va letto come 7,32%. E nella foga dell’esaltazione si dimentica di rivendicare che Bologna fu fondata dai Galli Boi e magari adesso toccherà vedere bolognesi con corna e spadoni mettersi a bere l’acqua del Savena o del Reno. Entrambi,i vincitori, uno un po’ più uno un po’ meno, si appropriano delle penne altrui per parere un po’ più belli: Salvini dei voti e dei seggi di Forza Italia e di Fratelli d’Italia mentre Renzi di quelli di Sel e di due altri minori.

Ma per fortuna c’è la Calabria, terra rossa, seppur di recente conio, dove il Pd si vanta del 22% dei voti che poi letti in filigrana diventano un poco meno del 10%. Ma l’importante al solito è crederci. E gli eletti, si sa, sono disposti a credere a tutto. In tutti i campi, e in tutti i tempi. E qui al Pd è andata pure bene perché, al di là degli sparuti cinque stelle, gli altri concorrenti erano i nuovi amici del Nazareno e i discepoli di Alfano. Come dire il nulla.

Se si andrà avanti di questo passo le prossime consultazioni si terranno in uno stadio, poi in una palestra  e sempre più a rimpicciolire lo spazio fino ad arrivare al giardino e al salotto di casa. E lì i capi di partito finalmente godranno per intero. Salvo che nel frattempo gli assenti non tornino presenti.
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http://ilvicarioimperiale.blogspot.it/2012/05/budrio-e-la-nuova-stalingrado-ditalia.html

1 commento:

  1. attendiamo con ansia che la sinistra repubblicana possa diventare il principale raggruppamento di centro-sinistra.

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