Ciò che possiamo licenziare

venerdì 10 ottobre 2014

La forma e la sostanza: il caso di Sabina Guzzanti.

La frase della Guzzanti a Palermo la definirebbero “una scemenza col botto”. Come dargli torto.

«Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori delle istituzioni ci fanno più schifo dei mafiosi.»  
Questa volta Sabina Guzzanti non ha fatto ridere e neppure castigato i costumi. Per dirla come va detta ha semplicemente fatto una grossa, enorme, colossale scemenza. Pure pericolosa. Per come questa sua esternazione potrebbe e può essere strumentalizzata. Da Sabina Guzzanti, per storia e cultura, ci si aspetta molto di più sia in termini di contenuti sia di stile. Da quando in qua si solidarizza con i mafiosi? La frase, eversiva, avrebbe potuto essere etichettata come “dal sen fuggita” se fosse stata colta durante una conversazione: non sempre lingua e cervello sono collegati. Come il caso dimostra. Risulta invece particolarmente grave perché scritta e come soprammercato proprio su twitter che a star dentro quei 140  caratteri con un qualche senso ci vuole un certo impegno. Anche se si tratta di stendere un pensiero bislacco.

Nel caso specifico forma e sostanza si fondono così bene da distogliere l’attenzione dal vero punto della questione: uno Stato è tanto più forte quanto più sa confrontarsi apertamente e con sicurezza con i propri nemici. E così i più anziché concentrarsi sulla questione della forza dello Stato che si esplica nel riconoscimento dei diritti della difesa, negata, e dei rischi che questo comporta, non solo per il procedimento ma anche come precedente, si son messi a chiacchierare del flop dell’ultimo film della Guzzanti. Una bagatella irrilevante. Che gli imputati abbiano diritto di assistere alle testimonianze, a favore o contrarie, durante il processo lo stabilisce il codice di procedura penale. E tant’è.

Da notare che tra i richiedenti non ci sono solo i mafiosi ma c’è anche Nicola Mancino, per nove legislature in parlamento, nonché ex ministro del’Interno e, per incidente della storia, anche vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.
La questione peraltro ha avuto un percorso tutt’altro che lineare. In primis è stata ammessa la testimonianza del Presidente della Repubblica che subito si è affrettato a far sapere di non aver nulla di rilevante da raccontare ai giudici. Che se tutti i testimoni facessero così i processi correrebbero spediti come fusi. A questo è seguita la richiesta da parte degli imputati di poter assistere, almeno con collegamento audio video, alla testimonianza presidenziale. Richiesta accolta dalla procura della Repubblica. Poi la Corte d’Assise dice che tutto si può fare meno che far partecipare gli imputati se non tramite i loro legali. Che ci mancherebbe pure questa e magari anche la secretazione della testimonianza.

Comunque tutto ciò posto il rischio vero è che il procedimento, proprio per questa assenza, venga annullato. Richiesta già avanzata da Mancino al quale l’esperienza in Csm deve aver insegnato qualcosa. E se poi la richiesta di annullamento sarà accolta? Probabilmente si finirebbe con l’aggiungere la questione Stato-mafia alla pila dei fascicoli dei casi irresolubili. Non sarà il primo e non sarà, purtroppo l’ultimo.  Parlare oltre della frase della Guzzanti di fronte a questa eventualità è tempo inutilmente speso.

7 commenti:

  1. bellissima e donna vera

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  2. beh, a forza di essere "contro" si finisce fuori strada.

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  3. Ho visto che uno dei tuoi interlocutori sottolinea che la Guzzanti è una bella donna (immagino come interpreti la tua definizione "voce da sen fuggita" ) , allora in questo caso "forme e sostanze" non coincidono

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    1. Io la trovo una bella donna invece...molto affascinante. Da sempre. E prescindendo dunque da cosa io pensi delle sue "fatiche artistiche".

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    2. Difatti: forme affascinanti sostanza delle affermazioni un po meno , della forme del fratello non mi pronuncio, non me ne intendo, come artista lo preferisco di gran lunga

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    3. Sì, il fratello è proprio bravo, anche secondo me, e direi certo assai più della sorella, che però sinceramente tendo a preferire sul piano meramente estetico.

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    4. A difesa di Sabina porto due esempi: l'imitazione di D'Alema nel gioco del dalemone, quando giustifica il siluramento di Prodi, "perché mi sono fatto prendere dalla fregola" . Credo in una vecchia trasmissione della Dandini. E la parodia della De Filippi alle prese con Edipo. Fantastica.

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