Ciò che possiamo licenziare

martedì 30 settembre 2014

Riecco D’Alema

Arriva buon quarto a criticare Renzi. Non ha proposte,non solo serie ma neanche divertenti. Esalta l’introduzione dei co.co.pro e delle altre decine di forme di flessibilità. Dà anche un piccolo omaggio alla Fornero. Deluso per mancate nomine? Va dato credito alla buona fede, come diceva Andreotti.

Dopo Ferruccio De Bortoli, dopo il segretario della Cei, Nunzio Galatino, dopo Diego Della Valle, ecco che buon quarto (quindi fuori dalla zona medaglie) arriva a criticare il Presidente del Consiglio anche Massimo D’Alema. 
Evidentemente il vice-conte vaticano se da un lato deve cedere il passo alle gerarchie di oltre Tevere dall’altro dà la sensazione di alzarsi tardi la mattina e di aver bisogno di parecchio tempo per carburare. Comunque, il Corriere della Sera gli regala un intero  paginone per dire la sua. Al solito l’intervistatore è Dario Di Vico, meglio apprezzato quando scrive su Style. Che fare la spalla (dire trombonista non sarebbe fine) non è mai bello. Comunque ognono ha la sua: Renzi ha Cazzullo.

Nella lunga intervista Massimo D’Alema non dice granché anche se lo illustra con gran dovizia di parole e una certa bella dose di supponenza che De Vico riesce a trasmettere con grande vigore. Che risultare saccenti anche quando le parole sono riportate per scritto non è da tutti. In ogni caso l’ex  aspirante al ruolo di commissario agli esteri dell’Unione butta là con non chalance anche una citazione che vorrebbe essere colta e anche questa è una sua caratteristica. La citazione viene tratta addirittura dai Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, dice il D’Alema, e riguarda i giovani che si devono misurare con le generazioni precedenti. L’originalità è scarsa ed il senso è ovvio per non dire banale. Avrebbe potuto dirla anche lo zio di Bonanni e magari con qualche maggior ragione. E comunque pare che la cosa fosse già nota anche agli antichi egizi: i giovani non sono più come quelli di una volta.  Dopodiché D’Alema rivela all’orbe terracqueo che Matteo Renzi è in difficoltà con Bruxelles ma in questo non è solo poiché lo sono anche i socialdemocratici tedeschi e pure Draghi è attaccato dalla Merkel. Novità zero-punto-zero.  

Indi poscia l’ex navigatore D’Alema (pare che la barca Ikarus sia stata venduta, chissà a chi) si dice fermo sostenitore delle riforme istituzionali ma Renzi le fa in mal modo così come sbaglia quando affronta la questione dell’articolo 18 e più in generale del lavoro. Ovviamente lui, il D’Alema, con la vecchia guardia del Pd:«Abbiamo innovato radicalmente il mercato del lavoro. Abbiamo proceduto in maniera coraggiosa e radicale, con forme di flessibilità che con il tempo si sono dimostrate perfino eccessive.» Bene, vien da dire. Finalmente c’è qualcuno che fa l’elogio dei contratti co.co.pro. e delle altre decine di cui è composto l’italico mercato del lavoro. Uomini di tanto fegato vanno conservati. Magari in naftalina. Dimentica di dire, il vignaiolo D’Alema, che oramai le forme sono così tante che non ci si raccapezza più. Comunque, che bravo l’ex (per fortuna) deputato D’Alema. 

Ovviamente «Questi interventi avrebbero dovuto essere affiancati – ha proseguito il  nostro – da innovazioni anche nel campo del welfare e della formazione permanente dei lavoratori: purtroppo è avvenuto solo in parte.» Per responsabilità di chi? Verrebbe da chiedersi, ma non c’è alcuna risposta a verbale. Che se ci fosse la colpa ricadrebbe al solito sul destino che non solo è cinico ma pure baro. Ovviamente al D’Alema non viene in mente di considerare che quanto lui sta così disprezzando piace, Pagnoncelli docet, al 73% dell’elettorato del Pd. Una bazzecola. Naturalmente, per chi è laico e ghibellino, non basta essere maggioranza per avere ragione, come peraltro scriveva Hanna Arendt. Ma neppure l’essere minoranza dà dei punti per scalare la classifica della ragione. E come tocco finale, perché no? Anche un piccolo riconoscimento alla legge Fornero. In fondo degli oppositori a Renzi non si butta niente, come con il maiale.

Ciò che in tutta l’intervista manca, come sbagliarsi, è lo straccio di una concreta proposta alternativa a quella renziana il che trasformerebbe una semplice minoranza in un’opposizione seria con cui confrontarsi. Perché considerare l’allungamento del periodo di prova fino a sei anni per mantenere l’articolo 18 non è una proposta ma come direbbe un genovese una belinata  o un toscano una bischerata o un veneziano una monata . Sugli altri dialetti meglio non esercitarsi perché il politicamente scorretto è dietro l’angolo. Insomma il solito D’Alema che parla tanto per non dire nulla.


Qualche sospetto che l’intervista sia stata dettata più dal dispetto per mancate soddisfazioni che dalla vera voglia del confronto (mancano visioni alternative) senz’altro c’è. Tuttavia va dato credito alla buona fede, come diceva Andreotti. Buon’anima.

7 commenti:

  1. abbiamo una formidabile serie di prime donne in Italia capaci di elaborare le loro opinioni a secondo dei loro interessi. come diceva qualcuno non possiamo fare niente per i morti

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  2. Ma non spariscono mai?

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  3. Vista l'impossibilità (momentanea?) ad assurgere all'agognato Soglio Quirinalizio, e alla nomina a Commissario Europeo... Credo che il D'Alema punti a un laticlavium ad vitam (il nuovo Andreotti?).

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    1. Sarebbe terribile questa ipotesi. Ma se il Senato viene abolito e con lui i senatori a vita forse che la si cava.

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  4. Ma il Senato non sarà abolito, né tanto meno i suoi costi oggettivi di funzionamento (apparato, etc...), e poi il Renzi non aveva lasciato l'ipotesi di senatori eletti dal Presidente della Repubblica (anche se non a vita), e che non essendo più a vita renderebbe la sua eventuale nomina da parte di un Presidente compiacente (Napolitano?) più facile da digerire.

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  5. Dicono che il maiale sarebbe immortale poiché a memoria d'uomo mai un maiale è morto di morte naturale.

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