Ciò che possiamo licenziare

sabato 6 settembre 2014

Matteo Renzi non va a Cernobbio? Allora non ci vado neanche io.

Renzi va dove si produce e non dove si chiacchiera. Dice lui. Gli altri si adombrano. Ma quest’anno Cernobbio sembra una sezione dell’Ancr (associazione nazionale combattenti e reduci) con l’esotico tocco di una bella carrettata di trombati.

Matteo Renzi il dissacratore (che poi è la variante più carina di rottamatore) ha deciso di non andare a Cernobbio all’autoreferenziale seminario dello studio Ambrosetti. Ha preferito spostarsi in quel di Brescia, Gussago, per inaugurare uno stabilimento di proprietà di uno dei vicepresidenti di Confindustria. Nella scelta, ha fatto filtrare il buon Matteo,  ha pesato che a Gussago si produce (rubinetteria) per davvero, sottintendendo che invece sulle rive del lago di Como le chiacchiere stiano a mille. Che arrivare a questo per uno come lui deve essere stato non poco faticoso.

Ai partecipanti alla manifestazione di inaugurazione Renzi Matteo ha recitato, forse un po’ stancamente ma questo succede anche ai più grandi dei mattatori, il solito copione: che lui vuol rinnovare l’Italia, che è in linea con il cronoprogramma, ma forse su questo punto dovrebbero aggiornarlo e che, questa è nuova nuova, le riforme si faranno «costi quel che costi.» Frase un tantinello preoccupante perché di solito vien detta da chi nell’affare non ci rimette il becco di un quattrino. E in quanto al rischio lo lascia tutto agli altri. Comunque bene che si sia sforzato di tirar fuori un’altra frasetta che assurgerà a tormentone per qualche giorno.

S’è poi saputo da fonti bene informate che a lui i salotti buoni non sono mai piaciuti. Cosa che non è particolarmente originale perché la sera prima a la7 nella trasmissione In Onda lo stesso concetto era stato spiattellato crudo crudo anche da Diego Della Valle. Anche se poi lui  nel salottissimo Rcs ci è entrato e pure con una certa irruenza. Però, dice Della Valle, l’ha fatto a fin di bene con l’idea, anche lui, di cambiare il Paese. Con questa idea fissa di cambiare l’Italia oramai ne circolano così tanti che non si riesce più a capire cosa possa rimane. Si spera si salvino il gelato cioccolato e limone, Tex Willer, la pizza, gli spaghetti, la tagliata di chianina e il Teroldego Rotaliano. E magari anche La Manovella, magnifica rivista delle auto d’epoca così si può godere del bello che fu.

Comunque, l’edizione di quest’anno di Cernobbio pare decisamente scarica e più che ad un salotto buono assomiglia ad una sezione dell’Ancr, associazione nazionale combattenti e reduci. Con in più l’esotico tocco della trombatura. Hanno infatti organizzato un seminario con Barroso, Almunia, Trichet, Prodi (trombato tre volte) e per essere certi di fare l’en plein hanno chiamato a moderarlo Enrico Letta (trombato due volte: una reale e una virtuale). Sui tavoli s’immagina che oltre alla solita acqua minerale ci sanno confezioni giganti di kleenex. Alla commozione dei ricordi non si comanda.

Naturalmente non manca Mario Monti che è un habitué, solo che prima poteva pontificare dicendo «io farei, io direi» mentre adesso deve solo dire «io non ho fatto e io non ho detto.». Poi c’è Tremonti il Giulio della finanza creativa che non ha perso il suo buon umore e riconduce tutto al «io l’avevo detto» e al colmo dell’riginalità difende i tagli lineari. A riprova che la storia non sempre insegna qualcosa o meglio: puoi portare l’asino all’acqua ma non puoi obbligarlo a bere.  
Svetta per logorrea e non solo il Brunetta Renato che, al solito suo, fa battute di lega bassa. Molto bassa. Comunque mai tanto giù come quella dell’ex ministro Vittorio Grilli che s’appella al becero  qualunquismo dicendo che:«Gli italiani le riforme non le vogliono fare.» Battuta arcaica già raccontata da Mussolini, ripresa  anche da Berlusconi nonché parafrasata da D’Alema («gli italiani sono di destra» Nella trasmissione Smacchiare il gattopardo). Trust di cervelli. Insomma il parterre è un filino desolante.


Quindi come dare torto a Renzi Matteo se non ha voglia di vedere questa gente. E comunque a Cernobbio non ci vado neanche io.

5 commenti:

  1. Splendido titolo. Vorrei averlo fatto io. Grande ironica lettura della realtà in cui vivo. Vorrei non doverci vivere, ma non conosco di meglio sul pianeta. Perciò spero di sopravvivere. Nonostante tutto.

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  2. se non ci fossero i soliti complottisti anìtibieldebrg a scambiare queste piacevoli giornate al lago per luoghi dove si decidono le sorti italiane ed europee , dando così un po' di lustro all'incontro di Cernobbio, tanto varrebbe spostare le giornate nella vicina Cadenabbia, dove non manca il precedente illustre per farsi una bella partita a bocce.

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    1. in effetti giocassero a bocce in quel di Cadenabbia non darebbero nell'occhio, lo fanno tutti, ma soprattutto non farebbero danni che con i tempi che corrono e come fare bene.

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  3. in effetti le palle che fanno rotolare sono ben altre

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  4. ahimè, avevo trovato una foto di Adenauer che gioca a bocce a Cadenabbia , ma non sono stato più capace di riportarla,

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