Ciò che possiamo licenziare

venerdì 4 luglio 2014

Vecchie storie di sempre: il Vaticano, le tasse, la Germania e il resto.

Mentre papa Francesco monita contro i ricchi i cardinali maneggioni gli fan scavallare le tasse, in Italia. La Germania fa quel che ha sempre voluto fare: comandare, soprattutto sull’Italia che gli piace tanto. Gli F35 stanno a terra. Giovanni Floris ha bisogno di stimoli nuovi: si chiamano soldi.

Si dice che «il lupo perda il pelo ma nn il vizio» e si dice anche che «non c‘è nulla di nuovo sotto il sole» e che  «l’unica notizia degna di essere pubblicata è che un uomo ha morso un cane.» Quindi tutto già visto tutto già letto. Perché stupirsi?

Il Vaticano ringrazia.
Per l’ennesi volta e non sarà certamente l’ultima lo stato della Città del Vaticano ringrazia lo stato italiano perché non gli fa pagare le tasse.  Si sperava che dovendo raschiare il fondo del barile questa volta toccasse un po’ anche alla Chiesa, lasciando in pace i poveri cristi che le tasse le pagano da sempre, ma così non è. La notizia al solito esce di mercoledì o giovedì o al massimo di venerdì. Pubblicarla di domenica sarebbe di cattivo gusto rovinerebbe la festa del Papa: nello stesso giorno in cui gli fanno lo sconto non potrebbe esaltare la povertà e monitare (far di monito) contro la mafia, il vile denaro, la corruzione e gli intrallazzi. Che se non ci fossero cardinali intrallazzatori forse le tasse le dovrebbe proprio pagare. Che papa Francesco se ne faccia una ragione: i cardinali intrallazzatori servono. Sic transeat gloria mundi (per lui che sa il latino il senso della frase è chiaro).

Tasi, Tarsi, IMU e compagnia.
Pare che finalmente (per i malati di masochismo) stiano arrivando le famose aliquote sugli immobili, hanno nomi impronunciabili dai misteriosi significati minacciosi. Il più evocativo si scrive Tasi e si intende taci (in veneto). Giusto per mettere il contribuente a suo agio. E così tutti taceranno meno quelli che potranno ridere a crepapelle. Sono i soliti: le scuole private e le cliniche di proprietà di enti religiosi e i conventi trasformati in alberghi e bed&breakfast eccetra eccetra. Per le chiese neanche se ne parla come se la luce dei lampioni che illumina le strade che portano al tempio o la pulizia delle stesse fossero servizi forniti direttamente dal cielo e pagati con tre pater-ave-gloria. Che credere nei miracoli può anche andar bene ma non bisogna esagerare. Soprattutto si monita bene mentre gli amici vicini razzolano male.

La Germania vuole comandare
Neanche questa è una grande novità lo vogliono fare da sempre. Vero è che all’inizio fu Giulio Cesare ad andare a sfrucugliarli a casa loro ma poi questi si sono vendicati con gli interessi. Si dice che gli italici non amino i germanici ma li rispettino mentre i germanici amino gli italici ma non li rispettino. Storia vecchia che si ripete. Non solo i teutoni chiedono ai governanti del Belpaese di fare i compiti a casa ma poi li vogliono vedere e con la matita rossa e blu li correggono. Per cambiar di passo ci vuol più che un buon oratore, anche se giovane, ci vogliono idee chiare e fatti concreti. Che a stender proclami son buoni quasi tutti Nella politica fra Stati fidarsi dei rapporti personali, «non temo i cani da guardia, conta il rapporto con la Merkel»,  non ha mai portato bene. Se ne è accorto anche se un po’ tardi pure Mussolini. Loro, i tedeschi, (come tutti i veri governanti) pensano all’interesse del loro Paese (giusto o sbagliato che sia) e del resto se ne impippano. E poi la politica delle pacche sulle spalle è roba da piazzisti e non ha mai pagato. Come ha spiegato Putin a Berlusconi. L’unico che disse qualcosa di spiazzante sulla Germania fu Giulio Andreotti: «La Germania mi piace così tanto che preferisco averne due.» Non gli dettero retta. Non era politicamente corretto.

Gli americani preferiscono che gli F35 stiano a terra.
La storia di questi disgraziati aeroplani sembra proprio essere infinita. Adesso si incendiano pure e al momento nessuno ne capisce il motivo. Per precauzione gli americani che sono dei pragmatici li tengono a terra. Almeno lì fanno la loro bella figura. Gli unici che insistono a volerli comprare sono i ministri della difesa italiani, a prescindere dal partito di appartenenza e anche il presidente del Consiglio e pare pure quello della Repubblica, neanche fosse scritto nella Costituzione che l’Italia è una nazione guerrafondaia. Magari si potrebbe prendere esempio dalla Costa Rica che sessant’anni fa vendette il suo armamento militare (altro che privatizzazioni) e sciolse l’esercito. Da loro l’indice di alfabetizzazione è del 96% hanno un bel sistema sanitario nazionale, viaggiano al top dell’index sulla qualità della vita  e sono ancora in Brasile a giocarsi i mondiali.

Gli stimoli di Giovanni Floris
E così anche Floris lascia la Rai. È l’ultimo di una lunga serie di pulcini che la nave scuola RAI ha allevato e che poi, con la maggiore età ed imparato quel che c’era da imparare, ha deciso di andarsene. Come tutti i predecessori nell’atto dell’abbandono ha parlato del bisogno di stimoli nuovi. Tutti strizzano l’occhio e fanno finta di crederci. In realtà gli ex pulcini hanno capito che la vita (soprattutto professionale) non è eterna e quindi meglio monetizzare prima della fine. Almeno lo dicessero chiaro e tendo:«me ne vado perché di là mi pagano di più.» Se sono arrivati a dirlo i calciatori possono riuscirci anche i giornalisti. Forse.

Alleluja.

1 commento:

  1. Ma poi... Quante banalità riesce a dire il Francy? Basta violenze, pace in medioriente, lavoro per tutti... E meno male che è ispirato da entitá soprannaturali!

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