Ciò che possiamo licenziare

venerdì 9 maggio 2014

Tangentopoli ha 20 anni ma non li dimostra.

Tangentopoli è un evergreen del Belpaese. Sempre in scena: prima batte i teatri out off, dove fa i soldi, poi di tanto in tanto sale agli onori della cronaca. In quel momento diventa popolare. E i protagonisti alla fin fine son sempre li stessi e qualche volta finiscono in galera.

Tangentopoli compie vent’anni ma è fresca e pimpante come un’adolescente anzi forse pure di più.  
Primo Greganti nel 1994
Sarà, come dicono gli psicologi, che l’adolescenza si prolunga ormai fin verso i venticinque anni e pure un poco oltre, e allora ne toccheranno almeno altri cinque di allegria, o sarà che questa è l’era di Telemaco, cioè del figlio (in senso lato ovvio) che attende il padre o sarà quel che sarà, la cara tangentopoli si ripresenta sui media più pimpante che mai. E non ha avuto neppure bisogno del lifting a cui con dovizia ricorrono un po’ tutti dagli ergastolani in soggiorno premio presso la politica alle giornaliste che oramai assomigliano sempre più a delle cinesine o ad allenatori che mezzi calvi quand’erano giovani si ritrovano ora più capelluti che mai. No, la cara tangentopoli è sempre uguale a sé stessa.  E tale vuol rimanere.

Non è che questo sia il complesso di Peter Pan, l’uomo che rimane eterno ragazzo, che tuttavia è esempio seguito da pochini poiché alla fine, anche obtorto collo, tutti si cresce. 
Primo Greganti 2014: sempre lui
Almeno un po’. Anche i boy scout a un certo punto smettono i pantaloni corti, il cappellaccio e di dormire in tenda non ne hanno più voglia. Anzi c’è chi tra questi, bruciando le tappe, ha indossato prima la fascia di sindaco e poi si è accomodato nonostante la giovane età, neanche quarant’anni, sulla poltrona del capo del governo. Questo è molto di più è la realizzazione dell’utopia per eccellenza: farla sempre franca. Non a caso i dioscuri e mentori di tangentopoli si riunivano nelle stanze del circolo culturale  Tommaso Moro.  Questione di nemesi storica.  Infatti come non esiste il luogo perfetto così non esiste neppure la mazzetta perfetta. E li hanno beccati. Ancora una volta. Sempre i soliti.

Come sempre si tratta di un democristiano, anche se ex, e di un comunista, Quest’ultimo senz’altro non è un ex anzi uno di quelli tutto d’un pezzo che credono così fortemente nella causa da essere disposti addirittura ad ammettere l’inverosimile. Uno di quelli che ha ricevuto la tessera del partito direttamente dalle mani di Stalin. Pace all’anima sua. Modellino di vetero militante che ancora si tiene nel guardaroba perché sempre utile: un evergreen di cui non conviene disfarsi. Si sono messi a badare alla cassa. Il senso (preteso) della causa e quello del denaro vivono in simbiosi. E soprattutto sono ben spalmati a tutti i livelli della gerarchia. Questi personaggini sono quieti, modesti, mai si sognerebbero di fare vacanze extralusso su yacht o in alberghi venti stelle, grandi lavoratori, mai mancato un giorno per malattia, parlano poco e in genere non sporcano. Quelli più abili e fortunati (anche perché in genere sono quelli che sanno di più) hanno la ventura di stare per qualche legislatura in Parlamento. In fondo, la fedeltà ed il buon lavoro vanno premiati. E poi così c’è anche il paracadute dell’immunità e con l’immunità corre anche la prescrizione che nel mondo dell’utopia è carissima amica.

Quindi a vent’anni dalla sua prima uscita in pubblico (che poi proprio prima non era) eccola ricomparire la cara tangentopoli. Da un canto i personaggi in commedia sono gli stessi: Primo Greganti, funzionario Pci e poi Pds, ebbe un momento di notorietà con il nick name di “compagno G” anche se è sempre rimasto nel  cuore dei magistrati e poi Gianstefano Frigerio ex segretario della Dc. Manca un socialista ma adesso in quanto tali non esistono più. La diaspora li ha portati ovunque e dove sono andati hanno dovuto per forza cambiare di nome e di casacca. E non sempre la nuova compagnia era carina. Dal lato dei magistrati invece ci sono invece facce nuove. Quelli della prima puntata non ci sono qualcuno è andato in pensione, qualcuno è arrivato in cassazione e qualcuno ha cercato gloria in politica ma non gli è andata bene. Per stare in politica bisogna sapersi scegliersi i compagni di viaggio, che almeno siano tra i meno peggio e soprattutto essere ragionevolmente inattaccabili che se basta una trasmissione televisiva a far saltare il castello significa che non si è capaci o, come minimo che quello della politica non è proprio il posto adatto.

Comunque alla fine il copione è sempre lo stesso: buste con soldi in contanti, telefonate (regolarmente intercettate), incontri (regolarmente fotografati) e conversazioni (regolarmente registrate) Insomma la norma. L’unica fortuna è che questa volta nessuno si è messo le banconote nelle mutande. In fondo, alla fine, qualcosa la storia insegna.

Errata corride ora nelle mutande nascondono i verbali delle spartizioni. Forse si tratta di carta più morbida.


15 commenti:

  1. Primo Greganti, meglio noto come "il Compagno G.", quello che salvò gli ex-PCI (Pds & Rifondazione) da Tangentopoli tacendo su tutto. Un carognone!

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    1. Massimo, non farei l'esaltazione del carattere di Greganti. ti ricordo che molti banditi e terroristi non hanno mai parlato

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  2. Il tempo sembra non esser quasi passato...e non solo su di lui, purtroppo.

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  3. ...evidentemente le tangenti fanno rimanere giovani .

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  4. rimane un uomo di carattere. Martelli disse a suo tempo: la differenza fr PSI e PCI sta nel fatto che noi abbiamo avuto Chiesa, loro Greganti

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  5. i socialisti non erano fatti per essere uomini di Chiesa. beh, i repubblicani hanno avuto Chiesa ,Papa. Frati, Re, Conti ben due fratelli Reale,a Venezia anche un Principe ed uno dei primi biografi di Garibaldi è stato Sacerdote. .

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  6. ma in Martelli vi era probabilmente allora anche l'idea che Greganti avesse fatto il mariuolo solo per il partito , mentre per Chiesa non sembrava già da allora che le cose stessero così. . Dopo i fatti attuali qualche dubbio viene anche sul fatto che già allora pure Greganti non avesse rubato anche per se stesso; non è che il suo tacere non fosse tanto per salvare il partito dalla magistratura quanto , anche e soprattutto, per salvare la sua immagine presso il partito?

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  7. Castruccio era una considerazione obiettiva, ma anche ironica. Anche a Venezia a suo tempo Tangentopoli si fermò, pur arrivando a piccole condanne dei principali politici della fase precedente, a causa di un "eroico" silenzio di un capo di gabinetto, che si diceva fosse stato pagato con un numero che sembrava inverosimile di miliardi. "Denari e santità / metà della metà", dice l'antico detto: non sempre, per la prima parte, da applicare peraltro. Paolo mi sembra di aver capito che come sembra d'altronde logico chi si prestava - non a gestire i procedimenti: alla contrattazione e alle azioni materiali e ai trasferimenti del ricevuto ai referenti - avesse il "diritto" di trattenere una parte; costume che poi si è trasformato in frequenti "truffe" dell'esecutore nei confronti del mandante, anche molto cospicue

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  8. Adesso sono tutti a dire che Greganti e Frigerio "lavoravano" in proprio. Ma quando mai? Il referente politico sta alla corruzione come come La Russa alle Maserati. Si potrà credere che i due lavorassero in proprio quando si vedrà Gasparri volare.

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  9. e anche la corruzione spicciola, mi pare di aver capito, è spesso una "libertà" lasciata a militanti di supporto

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  10. credo sia stato un grave errore il voler considerare la corruzione a favore del partito moralmente meno grave della corruzione a puri fini personali; sia per come questo comportamento incise ed incide nella sfiducia nel sistema dei partiti ed infine dello stesso metodo democratico favorendo i movimenti antipartito più diversi , sia perchè necessitava di un sistema di complicità che finiva con il coinvolgere discreta parte del mondo politico, sia perchè, come ha spiegato massimo, non escludeva la corruzione personale , ma permetteva anzi che in un sistema d'ombra tutto diventasse più facile.L'errore più grave credo sia stato quello di arrivar quasi a teorizzare che la politica fosse una cosa ed il modo con cui procurarsi mezzi per la stessa fosse una cosa a parte. Poi abbiamo visto come è andata a finire.un partito politico può anche arrivar a svaligiare la banca di stato per procurarsi i fondi per la sua attività futura, e può anzi sbandierarlo come una necessità rivoluzionaria ed ottenere il consenso su questa azione; Qello che non può fare è pensare che i cittadini non diano un giudizio d'insieme. Poi accade che i rivoluzionari della Comune non tocchino il il tesoro di stato e che dei governi conservatori intacchino con spese clientelari , e per qualche voto in più, il tesoro di stato , magari finendo con 'essere premiati dagli elettori. Ma questo è altro discorso.

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  11. ma questi mica li danno ai partiti. Non è finanziamento illecito. Anche nella Prima, direi, la concentrazione di risorse nelle mani dei capi corrente non era "finanziamento illecito"

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  12. Magari accade anche come nella storiella dei venti miliardi per comperare il Corriere che, di mano in mano, diventano le cento lire con le quali andar a comperare il Corriere per vedere che novità ci sono.,

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  13. esatto, di mano in mano. C'era una storiella medievale di Paperino coi Bassotti che avevano come stemma la Mano Rampante in Campo Altrui

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  14. quello che mi fa uscire dai miei anziani gangheri è lo stupore con cui si dà notizia delle mazzette amministrate da quei residuati di mani pulite. si parla di greganti e di frigerio come se fossero spuntati in una notte dall'al di là. ma negli anni a qualcuno è mai venuto in mente di controllarli per capire di cosa campavano? scontate le pene del periodo mani pulite, questi signori come vivevano? nessuno, a quanto pare, si è preso la briga di controllarli da vicino. e adesso facciamo finta di stupirci? che popolo di ipocriti!!!!

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