Ciò che possiamo licenziare

domenica 2 marzo 2014

Giuseppe Cruciani (forse) è antipatico. Ma ha ragione.

Le telefonate de La Zanzara sono messe sotto accusa da Giovanni Valentini e Luigi Guiso. Nel salotto di Lilli Gruber, Ottoemezzo, si discetta di privacy violata. Addirittura il prof. Guiso vorrebbe che l’intervistato rivedesse le bozze dell’intervista. E la verità? Il giornalismo, dicono i sacri testi, deve essere il cane da guardia della democrazia o non è.  I casi Barca, Razzi e Onida.




Processo in sedicesimo quello che si è tenuto nel salottino di Lilli Gruber (1 matzo 2014) avente come imputato Giuseppe Cruciani giornalista ed ideatore del programma radiofonico La Zanzara.
Gli accusatori: Giovanni Valentini editorialista de La Repubblica, lunga storia di giornalismo alle spalle con qualche peccatuccio, per sua ammissione, da farsi perdonare e Luigi Guiso, economista e docente universitario e opinionista per il Sole24Ore e per  lavoce.it e un tot di altre cose. Il titolo dell’accusa è aver realizzato, con l’ausilio di imitatori, alcune telefonate a personaggi importanti e averle mandate in onda senza il loro permesso. Il casusu belli  è rappresentato da ciò che Fabrizio Barca disse sul governo Renzi.

L’accusa sostiene che son cose che non si fanno: sono deontologicamente (per i giornalisti) riprovevoli e così si carpisce la buona fede della personaggio coinvolto il quale pensando di parlare con un amico (o persona di cui si fida) racconta in libertà quel che pensa veramente. Evviva, evviva, evviva. Come se ci fosse buona fede nel pensare una cosa e dirne un’altra. Una volta si parlava di vizi privati e pubbliche virtù ma il tempo passa e le magagne restano. Quindi in buona sostanza, dice il duo Velentini-Guiso, si tratta di invasione nel campo della privacy e nell’aver carpito con l’inganno informazioni. Che poi, a ben vedere, son veritiere. Nel caso di Fabrizio Barca, al netto di talune sbavature e millanterie, è stato reso pubblico quel che lui pensa(va) per davvero del governo Renzi. Che se poi vuol continuare a girare l’Italia per spiegare al suo partito, il Pd, come vede la situazione è bene che si alleni a dire la verità chiara e tonda e non un’elegante paccottiglia di loghi comuni. Che quella la san raccontare quasi tutti.

La difesa di Giusepe Cruciani, che quando è alla radio e con la gente comune è assai più spavaldo e qualche volta addirittura è arrogante, si è basata su due punti base. Il primo è che si è trattato di scherzi e che gli scherzi radiofonici sono antichi come la radio. Come risposta ci sta ed è facile il riferimento all’invasione degli extraterrestri, il famoso “scherzo” organizzato da Orson Welles . Però è deboluccia. Il secondo argomento di difesa  già un po’ più solido ma marcato da venature di partigianeria, è basato sull’epico  episodio che ha avuto come protagonista l’attuale senatore della Repubblica Antonio Razzi. In quel caso il Razzi fu approcciato da Franco Barbato, suo ex collega di partito, l’Idv, e si lasciò andare a dichiarazioni decisamente interessanti e sul complesso dei parlamentari («tanto qui son tutti dei malviventi che pensano solo ai  zzi loro») e sulle sue motivazioni politiche («Io per dieci giorni non pigliavo la pensione.») Già,la pensione. 
Quella volta non si levarono alti lai in difesa della privacy maltrattata. E giustamente i più si stettero zitti. Che di vergogna ce n’era a sufficienza.

Ciò che Cruciani non ha detto e ci sarebbe stato proprio bene, è che il giornalismo è il cane da guardia della democrazia e deve svelare gli intrighi,  i trucchetti e le motivazioni (magari di nullo scrupolo) che stanno dietro l’agire di taluni. E poi cosa c’è di più bello che sentir dire la verità o se non la verità, che assoluta lo è assai difficilmente e spesso è pure insondabile, almeno quello che realmente si pensa. Per Guiso e per Valentini questo non sembra essere uno dei principi del giornalismo. Anzi da quel che il professor Guiso sostiene la verità è una sola: quella ufficiale. Suffragata da bollo e contro bollo. Evidentemente mai deve aver sentito il detto «qui lo dico e qui lo nego», usatissimo in politica e non solo. Magari prima che si inventassero le microtelecamere ed gli ancor più piccoli microfoni. Anzi lui forse vorrebbe che ogni dichiarazione e pure il testo di ogni intervista fosse poi sottoposta all’esame (verrebbe da dire di maturità) dall’intervistato che a quel punto decide se si può procedere con la stampa. Così ogni intervistato diventa almeno per un quarto d’ora direttore di giornale.  Che in questo caso la libertà di informazione andrebbe proprio a farsi benedire. Altro che cave canem.

Peraltro non sono poche le interviste su carta (e le partecipazioni a solottini televisivi) fatte a comando (o per dirla secondo il politicamente corretto: a richiesta) dell’intervistato o del suo ufficio stampa dove le domande sembrano proprio dettate e costruite per far fare bella figura a colui che deve dare le risposte. Non è una novità, e a strapparsi le vesti per simili rivelazioni son rimaste solo poche anime belle, che di solito non sanno leggere. Così come non è ignoto, trama di innumerevoli film,  che molti professionisti delle pubbliche relazioni campino proprio in virtù dei rapporti e delle amicizie che hanno con i giornalisti che è il vero patrimonio e valore aggiunto da mettere a disposizione cioè vendere ai clienti.

Fu anche assai istruttiva la telefonata che l'imitatore di Margherita Hack fece a Valerio Onida. Era il momento nel quale il Presidente Napolitano decise di tirare in ballo dei saggi. Dieci per la precisione (con Letta diventarono 35 di cui cinque indagati) divisi in due gruppi uno per le mateie istituzionali ed uno sui temi economico-sociali ed europei. Ai più quello parve solo un modo costoso (eh sì, i saggi costano) per perdere tempo in una situazione di impasse. Nessuno in via ufficiale l’avrebbe mai sottoscritto. Sarebbe stata una confessione di colpevolezza. Ci riuscì un imitatore. E così il saggio Valerio Onida ammise quello che tutti già sapevano: si stava facendo flanella o se si vuole melina. Cioè si stava gettando dalla finestra tempo e denaro, ovviamente dei contribuenti. Nonostante le rivelazione nessuno arrossì anche se avrebbe dovuto, piuttosto, impallidire.


Il politico dev’essere cristallino nel suo pensare e nel suo agire e per lui la differenza tra privato e privati non dovrebbe essere. Altrimenti parole come lealtà, trasparenza, onestà, pulizia lasciano il tempo che trovano. Se così non è, allora: viva Razzi e i suoi .azzi

6 commenti:

  1. Grandi e piccoli, più o meno intelligenti, presuntuosi e modesti, Tutti in generale, dovremo tenere presente questa accortezza: "Prima di mettere in moto la lingua accertarsi che il cervello sia inserito". I cosidetti giornalisti antipatici giocano molto sulle debolezze dei presuntuosi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Colpo duro il tuo Sito, quasi al limite della cintura. Tuttavia accetto e ribatto. Innanzi tutto ricordo che la citazione era riferita all'acquisizione di un possesso e non alle opinioni. E comunque con un po' di clam si fanno le intercettazioni telefoniche e con un po' di clam si difende un giudice dall'essere assassinato.per dire di un solo un corno del problema:quello formale intendendo la forma in senso platonico. Dopo di che c'è la sostanza: non c'è forse clam quando si insediano i 10 saggi? E non c'è clam quando un politico mistifica o cela la sua posizione? E non c'è clam quando si turlupina il popolo con false promesse (Imu docet)? Senza contare che il politico disonesto intellettualmente ancor prima che materialmente non usa già lui un po' di vim? Se non si ha la possibilità di farsi dire con chiarezza il pensiero di chi si candida a governare magari usare un po' di clam non fa male. Così si scopre quel che hanno in testa. Ricordi il celeberrimo intervento di Violante alla camera ? Se si fosse saputo prima che quelle erano le intenzioni lo si sarebbe votato? Un po' di clam a fin di bene non ha mai fatto male a nessuno. O no?

      Elimina
  2. Gian Galeazzo Duosi2 marzo 2014 alle ore 18:21

    Penso che i giornalisti ( cosiddetti ) tipo Cruciani offrano un pessimo esempio deontologico e morale. Sono stupito che un giornale serio come il 24 ore non lo abbia richiamato al rispetto delle più semplici regole civili.

    RispondiElimina
  3. il peggior giornalista del mondo

    RispondiElimina
  4. se Cavour avessi dichiarato fin dall'inizio( ammesso che lo pensasse veramente lui stesso) dove voleva arrivare con la politica del carciofo , certamente i suoi, successivi avversari, si sarebbero alleati da subito e Franceschiello e Granduca di Lorena sarebbero corsi al campo di battaglia a fianco dell'Austriia nella seconda guerra di indipendenza. Questo per dire come sia a volte legittimo non svelare agli avversari tutti i propri propositi . Il giornalista che sceglie di rivelare un pensiero recondito ( che magari a volte è solo lo sfogo di un momento od una delle ipotesi a cui si sta pensando per poi soppesarle in altro momento a fianco di varie altre) non fa un gran servizio alla verità e di fatto scegli di essere persona di parte . Tutto sommato rivelare le strategie più intime di una persona, quando non appunto delle ipotesi provvisorie , dei palloni sonda, dei pensieri fatti a voce alta con un amico per vedere se anche in lui vi sono alcuni dubbi, ecc.ecc., più che servire alla verità ed alla democrazia, penso finisca col servire agli avversari di una certa persona. Preferiamo usare tecniche di siffatta maniera per avere una classe politica fatta di persone che hanno in bocca tutto ciò che passa loro per la testa? Avremo una classe politica fatta con la capacità di analisi della complessità simile a quella dei grillini. Certamente può essere importante svelare dei disegni mendaci quando veramente rilevanti; ma quando degli agenti israeliani rilevarono una telefonata che dimostrava la inattendibilità di Arafat, non lo fecero perchè giornalisti, ma appunto perchè avversari Non credo, inoltre, che il compito del giornalista sia quello di dimostrare che vi è una classe politica fatta di personaggi pressochè tutti variamente indegni e contribuire alla idea di una politica fatta di tutti uguali; cittadini che partono da questa idea di politici tutti indegni per poi finire con lo scegliere il peggio ce ne sono già abbastanza, anche senza l'aiuto di Cruciani.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Castruccio Castracani Ogni regola vuole la sua eccezione e quindi poiché di solito sono d'accordo con quanto scrive Paolo Pennacchio questa volta dissento. Un conto è parlare di politica estera e di guerra altro è parlare ai propri elettori in situazione di pace. un conto è dire, privatamente, "fra un mese scoppierà il casino perché dietro non c'è nulla" e un conto è affermare, pubblicamente, che il governo non è male, a sottosegretari(e quali sottosegretari) nominati. Avendo rifiutato di entrarvi perché ritenuto debole e senza reale programma. Un conto è pensare che la politica possa essere fatta solo con il sotterfugio e la doppia linea, e allora evviva Togliatti e il suo epigono #enricostaisereno con quel che è seguito, altro è che si possa parlare chiaro alla nazione. Onida mi scandalizza più di Grillo poiché il secondo dice con chiarezza le c.....ate che farà mentre il prima approfitta della situazione e mente sapendo di mentire non nell'interesse della nazione.Si pensi se domani Grilllo" telefonato" da un falso Gianroberto dicesse che sta espellendo i suoi senatori per poter fare un governo con Alfano e Berlusconi.....

      Elimina