Ciò che possiamo licenziare

martedì 18 marzo 2014

Le donne di coraggio ci sono.

La violenza sulle donne presenta numeri da bollettino di guerra. Moltissime quelle che non denunciano le violenze subite. Alcune, purtroppo sempre troppo poche, lo fanno come Lucia Annibali e altre come Jessica Rossi vanno anche oltre. Oggettivamente a cinquant’anni dal caso di Franca Viola il percorso fatto non è stato tanto.



Jessica Rossi, 23 ann, di Grosseto 
I numeri come si sa sono agghiaccianti. Nel 2013 sono state uccise 128 donne mentre nei primi 76 giorni del 2014 il computo delle vittime arriva già a 15 di cui ben tre nella sola giornata del 8 marzo. Casualmente (e ironicamente) dedicata alla festa della donna.  Come se la donna debba essere festeggiata da tutti in un solo giorno all’anno che per i rimanenti ci pensa da sola. 

Se più di cento sono state le donne uccise migliaia, decine di migliaia, sono quelle picchiate a schiaffi e a pugni e a calci e tra queste molte, tante, tantissime che se anche fosse una sola sarebbe sempre troppo non denunciano. Troppa la vergogna e troppa l’educazione ricevuta alla sudditanza. Così, come si sa, non si ottiene la pace ma semplicemente il prolungamento dell’agonia.

Di tanto in tanto, finalmente, dei casi eclatanti di ribellione che, sia chiaro, sarebbe meglio non averli questi esempi non essendoci le cause. L’ultimo in ordine di tempo è quanto successo a Grosseto, che purtroppo ha trovato sulla stampa nazionale smilze colonnine e riquadretti formato mignon. Jessica Rossi, 23 anni  commessa in un negozio del centro, fa il tragico errore di accettare il cosiddetto “ultimo incontro”. Come tutti gli “ultimi incontri” anche questo finisce a botte però questa volta ci sono tre bei “ma” che capovolgono il finale della storia. Il primo: …ma Jessica ha la prontezza di spirito di attivare il registratore del suo cellulare. E quindi una bella ulteriore prova da esibire in tribunale.  Il secondo: …ma sono intervenuti dei passanti. Bella fortuna poiché di solito questi se la squagliano a gambe levate perché nessuno vuol essere coinvolto. Il terzo: …ma poi Jessica ha deciso che tutti dovessero sapere cosa le era capitato e anziché correre a nascondersi in casa ha  fatto chiamare i giornalisti e ha chiesto loro che le immagini del suo volto tumefatto fossero rese di pubblico dominio. Il più possibile. Quest’atto varrà, si spera più di cento retoriche giornate di festa.

Anche Luisa Annibali, 36 anni, avvocato, si è ribellata. La sua storia è nota: l’ex fidanzato, Luca Varani, anche lui avvocato, dopo una lunga storia di vessazioni ha deciso di punirla definitivamente: con l’acido. Non l’ha fatto in prima persona ma assumendo il ruolo di mandante, più comodo e che se va bene consente addirittura la possibilità di trovarsi anche un bel alibi. Il lavoro sporco l’hanno fatto due albanesi. Adesso Luisa dopo sette operazioni che sono solo le prime sette che altre saranno a venire, ha deciso che la sua faccia debba essere vista da tutti come monito e grido d’allarme. E quindi accetta di essere fotografata e vuole mettersi al servizio delle altre donne che hanno subito violenza e degli ustionati.

Fatti recenti anche se la storia, un po’ smilza in realtà, della ribellione delle donne alle violenze maschili ha lontane radici. La prima donna che in Italia si ribellò alla violenza di genere fu Franca Viola, siciliana di Alcamo. Era il 1965, quarantanove anni fa, e Franca decise di non sposare il suo stupratore. All’epoca se si accettava il matrimonio, detto riparatore, il reato veniva estinto e solo a quel patto,  beffa oltre al danno, la donna era considerata ancora “onesta” nonostante arrivasse all’altare non più vergine. Franca Viola con quel rifiuto accettò di essere “svergognata” ma libera. E comunque, per la cronaca, poi si è sposata lo stesso e ha avuto due figli. Durante un’intervista ebbe a dire: « Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori »

Il cuore di per sé può fare molto, questo è certo. Se poi lo si corazza da un lato con la forza della educazione, a partire delle scuole primarie, spiegando che non esiste supremazia di genere  e dall’altro con il codice penale per chi si dimostra di dura cervice, allora anche quello che oggi appare improbabile può diventare più che possibile.




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