Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 12 febbraio 2014

Letta, il nipote adottivo, si affida alla provvidenza.

Dura la vita del nipote, specie se lo zio è adottivo. Il richiamo alla provvidenza è pericoloso che se per davvero si occupasse delle cose della terra i rischi sarebbero molti. Specialmente per i politici. Di proclama in proclama verso la fine. Aleggia la sindrome delle Termopili ma Richetto Letta non assomiglia a Leonida.


Fare il nipote è una vitaccia. Già è difficile il ruolo di nipote con un vero zio che ti scappellota come fosse il padre ma non ti gratifica come se fossi il figlio.  Giocare poi come nipote adottato è ancora peggio : per mantenersi lo zio adottivo bisogna faticare il doppio dato che non c’è legame di sangue ma solo quello, più flebile, dell’interesse. Già, perché finché tutto funziona il legame è saldo ma quando comincia a sfilacciarsi non resta che rimettersi alla provvidenza. E questo è il caso di Richetto Letta. Che alla provvidenza si è già rimesso.  

Con quell’aria da giovane precocemente invecchiato Richetto da buon democristiano le ha tentate tutte: sdraiato sulla linea Prodi per arraffare un posto da ministro e poi sdraiato su Monti, ancora in molti ricordano quel patetico bigliettino che il cinico professore sbandierava  in favore di macchina un po’ per sbeffeggiare un po’ per dimostrare i suoi agganci. Poi a fare da megafono e a volte anche da stuoino, di zio Giorgio, quello adottivo. Infondo aver giocato a burraco con il di lui figlio è stato di una qualche utilità. Con quest’ultima trovata pensava di essersi sistemato ma non ha fatto i conti  con l’imprevisto: come il tacchino americano che vive felice per un paio d’anni fino al giorno prima della festa del ringraziamento. E lui, Richetto, contrariamente al tacchino, qualche segnale di pericolo l’aveva pure avuto per tempo. Poi doveva immaginarsi che lo zio adottivo sarà anche abile nei giochetti politici ma da qui a immolarsi, oltre a tutto per uno che non è neanche della famiglia (né di sangue né politica) ce ne corre.  Ed ecco allora saltar fuori la provvidenza, antico richiamo di speranza che il cielo voglia occuparsi delle cose terrene. In verità richiamo più adatto ai santi che ai politici. Roba che, a memoria, nessun volpone democristiano ha mai citato. Che il cielo è meglio che stia dove sta e non si occupi di cose terrene che mai accadesse sarebbe un altro diluvio.

Il fatto è che a Richetto i paroloni ed i proclami sono sempre piaciuti. Fin dall’inizio del suo mandato. Al momento dell’incarico parlò di «Sobria soddisfazione» poi presentò un programma che al confronto il libro dei sogni di socialista memoria, pareva la cosa più semplice da attuare. La sua promessa più grande fu: «I cittadini non possono più essere presi in giro.» Che se avesse promesso di rendere vegetariano un coccodrillo ci si sarebbe creduto di più. Poi infatti c’è stato il balletto dell’Imu.  Quindi, neanche a dirlo, la promessa delle riforme: «Subito nuova legge elettorale. Tagli a cultura e ricerca? Mi dimetterò.» Era il 5 di maggio, cosa vuol dire il caso, e la data facilmente riporta alla memoria ei fu siccome immobile. E così Richetto è rimasto: immobile.  Poi viene difficile contestare l’affermazione:«È inadeguato»

Oggi Richetto è al redde rationem e non fa mancare il solito proclama e la solita promessa: «Un patto di coalizione incentrato sulla ripresa economica - contava di presentarlo ieri -Un patto che convincerà tutti i partiti che sostengono l’esecutivo ».  Bene. Poi ha aggiunto «Io non mi dimetto. Vado avanti alla luce del sole, fino alla fine» la solita sindrome delle Termopili che però ci sono state una sola volta e Richetto a Leonida non ci assomiglia proprio.  Poi ha doppiato con «Non sono disponibile a nessun compromesso. E non mi presto a manovre di palazzo o macchinazioni di potere. Per quanto mi riguarda non c’è alcun piano B».  Che in politica, e i democristiani ne erano maestri, non c’è come negare per voler affermare. Comunque, si vedrà. 

Anche perché se smette con la politica un altro lavoro a portata di mano non ce l’ha, salvo che non pensi a qualche consiglio d’amministrazione pubblico. Mastrapasqua ne ha lasciati liberi un tot. Da mesi, peraltro, si dice che l’ambizioso Richetto vorrebbe fare il commissario europeo. Bel posto, di tutta tranquillità e soprattutto a rischio zero. Mario Monti ne sa qualche cosa. Magari poi lo zio adottivo si fa vivo e suggerisce caldamente una qualche soluzione. Anche se per il momento, il caso qualche volta aiuta, se ne sta in Portogallo e scarica le responsabilità sul Pd.

E in tanto il tempo passa, i bimbi crescono e le mamme invecchiano e si gioca al toto ministri. Sembra ci siano facce nuove. Non resta che aspettare.



4 commenti:

  1. Mi sa tant che stavolta nemmeno il Conte Zio riuscirà a salvarlo dal naufragio!

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  2. non esiste solo la Provvidenza...ma anche la...Provvida Sventura..

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. piuttosto "spiazzante", in questo caso, la Divina Provvidenza..

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