Ciò che possiamo licenziare

lunedì 9 dicembre 2013

Vince Matteo Renzi

In oltre due milioni e mezzo, forse quasi tre, vanno a votare e Renzi stravince. Da adesso e in pochi giorni si dovrà cominciare a mettere in pratica le promesse fatte. Cuperlo raggiunge uno stiracchiato 18% mentre Civati dice di essere un terzo che arriva quasi secondo.C'è un Pd fuori dal Pd.




Alla fine il nuovo che avanza ha tagliato il suo primo traguardo: Matteo Renzi ha vinto le primarie e sarà il nuovo segretario del Pd. 
Vittoria ben chiara come d'altra parte lo fu la sua sconfitta con Bersani Pierluigi. Questa volta è toccato a Renzi assaporare il dolce di una percentuale che veleggia intorno al 68% contro uno stiracchiato 18% di Cuperlo Giovanni, in arte Gianni, e un eclatante risultato di Civati Giuseppe detto Pippo, che è lì lì per superare il 14%.
Cuperlo Gianni, tre volte deputato, ex pupillo di D'Alema e di lui ex-ex scrittore ombra di discorsi, come si conviene si è fatto carico di tutte le colpe della sua sconfitta a partire dal dire di «non essere stato all'altezza della bellezza delle nostre idee» e dal confermare di «aver indossato talvolta le cravatte sbagliate.» Il fatto é che ha seguito i suggerimenti di D'Alema sulle questioni politiche e non su come vestirsi, avesse fatto il contrario probabilmente avrebbe raggiunto quel 30% di voti di cui era accreditato. Invece Cuperlo si deve accontentare di poco più della metà. Ma come tutti i dalemiani o ex tali non sa meditare sulle sconfitte, d'altra parte il suo capo corrente non s'è mai esercitato in questa nobile ed utilissima pratica anche se spesso avrebbe dovuto e quindi lancia trasversali minacciosi messaggi. Nello stile criptico caro alla tradizione vetero comunista e anche un po' democristiana comunica che «abbiamo fatto un pezzo del viaggio … ma i binari non sono finiti … e non scenderemo dal treno.» Il tutto tradotto suona come se avesse detto: «anche con il poco che abbiamo staremo lì e daremo del filo da torcere.» Beppe Grillo avrebbe tradotto la metafora in modo assai più diretto e colorito ma di tanto in tanto bisogna ricordarsi dell'esistenza di madama Buona Creanza.
Civati ha fatto onore al suo nome, Pippo, e se l'è cavata con due battute, la prima:«se D'Alema mi avesse attaccato un po' di più avrei ottenuto un risultato migliore.» Come dargli torto. La seconda ha sapore bersaniano: «sono un terzo arrivato quasi secondo» Poi ha fatto maliziosamente notare che tra i supporter di Renzi c'era l'ingombrante presenza di Fassino Piero (ex parlamentare, cinque volte, ex segretario ds, per due, poi ci si domanda perché il Pd è nato così male, ex ministro prima alla giustizia e poi al commercio estero, in entrambi i casi nessuno mai s'è accorto della sua presenza, attuale sindaco di Torino, auguri alla città, e poiché non gli piacciono le cariche è anche presidente dell'Anci) che rilasciava alle televisioni esultanti interviste sulla vittoria del sindaco fiorentino. Il caso vuole che proprio nello stesso momento Renzi dicesse:«non stiamo cambiando la sinistra ma i giocatori della sinistra». Leggasi il vecchio gruppo dirigente che guarda caso comprendeva anche quel Fassino lì. Il quale forse del fatto non s'è ben reso conto (ma di cosa mai s'è reso conto?) a meno che Renzi non stia mettendo in pratica il proverbio latino: «Vulgus vult decipi, ergo decipiatur (il popolo vuol essere inganno e allora inganniamolo)» E d'altra parte non sarebbe la prima volta. Silvietto docet.
Ora si tratta di attendere e verificare se il budino Renzi, che va assaggiato e cioè messo alla prova, è buono come dice. Sarà questione di ore dalla composizione della segreteria si capirà se si parte con nuovi inciucini o se, nell'interesse del paese, si useranno metodi un po' spicci. E salutari.
«Ora tocca a noi» dice Renzi e i due milioni e briscola (forse quasi tre) di militanti-s impatizzanti-elettori che hanno fatto la fila per votare, ed hanno sborsato i due euro d'ordinanza che a occhio fanno un bel cinque milioncini che come finanziamento al partito non è male, sono lì ad aspettare che il sogno divenga realtà.

Il fatto vero è che, come in una rappresentazione di Samuel Beckett, c'è un Pd fuori dal Pd. E si spera che il Pd che sta dentro il Pd almeno per una volta non faccia harakiri. Perché poi difficilmente ci sarà un'altra possibilità.




3 commenti:

  1. E il "Partito Democratico" si è definitivamente trasformato in "Partito Democristiano" per colpa di un banale bias cognitivo. Bene. Fantastico. Bellissimo. Passatemi la vodka.

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  2. SI E' AVVERATA LA PROFEZIA DI AVANZI :- Un comunista abbandonato ha 19 possibilità su 20 di finire sotto una macchina o peggio di votare Renzi Segratario del Pd, se abbandoni un comunista lo uccidi.

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  3. ma cosa volete il vecchio pci anni 30?

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