Ciò che possiamo licenziare

lunedì 28 ottobre 2013

A Roma muore un ragazzo è gay e papa Francesco che dice?

In una piazza si parla d'amore per la famiglia e di apertura agli altri. A pochi chilometri , da un palazzone di undici piani un ragazzo si getta nel vuoto perché si sente costretto, probabilmente poco amato e non vede apertura da parte degli altri. Troppo facile e troppo comodo per chi sta in piazza ignorare ciò che quel ragazzo rappresenta.



La solitudine della morte
La notizia è di quelle che lascia senza parole per la sua drammaticità: un ragazzo ha deciso di togliersi la vita gettandosi nel vuoto e facendo un salto di oltre trenta metri.
Segni particolari: ventuno anni, universitario e gay.
Che quest'ultima non dovrebbe essere una caratteristica particolarmente interessante così come non lo è in modo cogente l'essere di alta o bassa statura, avere capelli biondi o neri o rossi e il colore dell'iride azzurro o grigio o castano, o anche essere mancino o destrorso.
Apparentemente non ha subito violenze, dicono le forze di polizia, anche se stanno continuando le indagini e le agenzie di stampa rilanciano.
La festa della folla

Ma tutti paiono dimenticare che la violenza non è solo fisica e neppure solo platealmente psicologica. La peggiore è quella che passa per non essere tale e si muove gelatinosa come la nebbia: avvolge ed impregna il contesto nel quale la vittima vive ancor prima di essere individuato come bersaglio.
L'omofobia ed i suoi irreprensibili sostenitori sanno come essere farisaicamente ficcanti in questo senso. Una violenza morbida fatta di sorrisini, di gesti, di occhiate, di movenze, di allusioni, di ammiccamenti e di battutine intrasentite alle proprie spalle.

Non è facile immaginare quanta sofferenza ci sia in chi diventa oggetto (anche se sconosciuto) di tante attenzioni. Magari pure nella propria casa, magari borghese e magari mediamente colta dove non si è avuto il coraggio e la forza, di dire della propria condizione, perché chiamarla diversità è vergognoso ancor più che ipocrita. Anche lì, nella tua casa, dove neppure sospettano come sei vedi gli ammiccamenti e senti le allusioni e le grasse risate che sono, dopo tutto, le stesse che vedi e senti per strada. Sono i placidi benpensanti, le persone per bene, quelle che, apparentemente, non farebbero male ad una mosca e non i soliti rozzi energumeni o gli sguaiati teppisti che magari neppure sai dove incontrare, quelli che ti feriscono di più.Perché sono come te, appartengono al tuo mondo, al tuo ceto sociale, hanno la tua stessa educazione, con loro condividi gli stessi valori e magari votate pure per lo stesso partito.  Perché sono quelli che ti hanno insegnato a dire buon giorno e buona sera, a non buttare la carta per terra, a cedere il posto in autobus agli anziani, ad amare gli animali, magari un canarino o un cane o un gatto o un cavallo. Questi sì che li puoi amare ma un altro del tuo stesso genere no, quello o quella che sia non si  possono amare.

Questa è la terza morte omosessuale che viene consumata a Roma nel lasso di poco tempo ed è paradigmatica della paradossale contraddittoria situazione che la città fulcro della spiritualità del mondo occidentale sta vivendo in modo così evidente: le parole ed i comportamenti che sembrano dare refrigerio a centocinquantamila in una piazza non servono per altre migliaia d'altri che vivono lì accanto.
Quasi negli stessi momenti in cui il giovane ventunenne omosessuale faceva il suo salto papa Francesco in piazza san Pietro ha ribadito che grazie , permesso e scusa sono il mantra della felicità e poi che :«è l'amore che tiene in piedi la famiglia e che è importante che voi preghiate l'uno per l'altro all'interno della famiglia» e poi ancora «apritevi agli altri» Come è bello l'amore quando è senza confini. 
Quindi bene. Bello. Bellissimo.

Però la vita è un po' più complicata del piano senso comune da comizio domenicale e allora tutto ciò posto vengono spontanee le domande di sempre: che succede se all'interno della famiglia c'è un omosessuale? Che si fa? Una passata di elettroshock come ha sperimentato Lou Reed? Si prega anche per lui? Anche per lui vale il mantra grazie prego scusa? E se i vicini di casa sono una coppia gay fanno parte anche loro degli altri a cui aprirsi?

La retorica buonista fatta di semplici banalità può dare serenità agli ingenui o ai furbi che digiunano a comando contro le armi mentre comprano aerei e navi da guerra e, soprattutto, non risolvono i problemi.

Si dice di Jorge Bergoglio che quando era vescovo a Buenos Aires cucinasse da sé la sua cena, chissà se ha mai riflettuto sul fatto che per fare la frittata è necessario prima rompere le uova.

9 commenti:

  1. non gliene frega niente ai preti,i suicidi vanno all'inferno ricordatelo

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  2. anche se questo papa dice cose politicamente corrette i vescovi e cardinali non lo ascoltano proprio

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  3. ignorare? quelli nella piazza festeggiano "uno in meno"

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  4. Mi dispiace da morire per questo ragazzo. Non posso nemmeno immaginare cosa abbia potuto subire negli anni per poi portarlo a questo gesto estremo. ps: la dottrina cattolica sul suicidio è cambiata.Dal catechismo:
    «Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita. » In passato le persone suicide venivano seppellite al di fuori dei cimiteri 'cristiani'. Non ricordo se gli venisse negato anche il funerale in chiesa.

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    1. si,è vero,l'inferno non è eterno e anche i suicidi possono pentirsi,qst non l'avevo specificato.Grazie Maria, risplenda la Luce Perpetua.

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    2. L'inferno è eterno, il purgatorio no. Basta pagare, far dire messa, pregare con parole specifiche = accorciamo la permanenza nel purgatorio.

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    3. NO.L'inferno non è eterno.

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    4. Al contrario del Paradiso.

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    5. Il prodigioso spaghetto volante è molto meglio, come chiave di interpretazione del mondo.

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