Ciò che possiamo licenziare

lunedì 9 settembre 2013

Papa Francesco, i digiunatori per la pace e la pagliuzza.

Grande successo di critica e di pubblico per il digiuno indetto da papa Francesco. Hanno digiunato tutti anche quelli che con la guerra ci mangiano, magari anche solo politicamente. Al solito si vede la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel proprio.



F35 il digiunatore Mario Mauro li vuole comprare.
Non c’è che dire Jorge Mario Bergoglio sa proprio fare il papa. L’avevano presentato come semplice, schivo, modesto e magari anche un po’ impacciato e invece si sta dimostrando un vero grintoso manager capace di gestire con grande abilità le leve della comunicazione della premiata ditta vaticana.
 L’idea del digiuno per la pace è stata semplice, geniale e grandiosa, come tutte le vere grandi idee. Ed ha in sé quel giusto pizzico di ovvietà e anche di banalità, che la fa accettare, almeno negli atteggiamenti, da tutti. Chi può dirsi contro? Nessuno. Sarebbe come gridare «viva la mamma», che notoriamente è sempre la mamma e aspettarsi che qualcuno si metta a contestare. Impossibile. E anche in questo caso tutti d’accordo anzi qualcuno addirittura ancor più d’accordo. Che tanto un conto è dire e un conto è fare.

Chissà se tra i digiunatori c’era anche il nuovo presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, che in materia di armi ha una certa esperienziaccia essendo stato, chissà se lo è ancora, presidente dei cantieri navali Blohm+Voss Group di Amburgo. Forse pensava a lui Francesco mentre diceva che «le guerre si fanno per vendere le armi.» O forse magari anche no. Tutto dipende se ha creduto o meno a quello che disse padre Lombardi, anche lui gesuita, durante la presentazione di Herr von Freyberg nel febbraio 2013 quando descrisse Blohm+Voss GmbH affermando che:  «l’attività fondamentale (chissà quali sono quelle non fondamentali ndr) è oggi nella trasformazione e riparazione di navi da crociera, nell’attività per l’industria che opera in alto mare, nella costruzione di yacht» pure se «attualmente fa anche parte di un Consorzio che costruisce quattro fregate per la marina militare tedesca». Dopo di che il portavoce dell’azienda tedesca – riporta l’Avvenire quotidiano dei vescovi italiani (1) - ha spiegato che queste sono navi destinate ad aiutare la Germania e la Nato a combattere terroristi e pirati e che, comunque, è l’ultima commessa di questo genere.

Peraltro, combattere i terroristi è proprio quello che fanno tutte le navi da guerra. Perché i nemici da che mondo è mondo sono sempre terroristi. E comunque fa tenerezza leggere, sentirlo dire in tedesco deve essere stato uno spasso, che dopo di questa non ce ne saranno altre. Pare di avere di fronte quelli che si accendono una sigaretta dicendo che è l’ultima. Anche i tedeschi, come ha insegnato Ratzinger, hanno il senso dell’umorismo. Raffinato.

Peccato però che il portavoce di Blohm+Voss Group si sia dimenticato di passare la notizia alla capogruppo che di nome fa ThyssenKrupp Marine Systems (sì, proprio quellaThyssen) che produce solo ed esclusivamente navi da guerra: dai sommergibili alle portaelicotteri, dalle fregate alle navi appoggio tutte arredate con generosità di quei bei cannoncini che fanno tanto caccia ai terroristi. È istruttivo, infatti, fare un giro sul loro sito, www.thyssenkrupp-marinesystems.com , lo si raccomanda anche a Francesco, perché vi si può leggere, nella sezione prodotti e servizi, che: «ThiessenKrupp Marine Systems, con le sue business unit HDW, Blohm+Voss Navi e Servizi ha una lunga tradizione nella costruzione di navi che risale al diciannovesimo secolo. La compagnia è tra i leader nel fornire sistemi per sottomarini e navi di superficie.» Il tutto corredato da stupende fotografie, detto senza ironia, che mostrano simili gioielli in evoluzione. Chissà poi se lo Ior ha, in qualche dimenticato cassetto, delle azioni della premiata ditta ThyssenKrupp. Cosa lecita che peraltro non stupirebbe, tra uomini di mondo.

Tra i tanti politici italici che domenica hanno saltato i tre pasti (colazione, pranzo e cena) e si spera anche la merenda e lo spuntino di mezzanotte, c’era pure Mario Mauro, che nell’attuale governo è il ministro della difesa. Mario Mauro è cattolico, anzi un po’ di più poiché fa parte di Comunione e Liberazione (da talune male lingue definita Comunione e Fatturazione), aderente della prima ora a Forza Italia, che i principi sono gli stessi, e dal 1999 è deputato europeo. Quindi ha calcato quelle poltrone per tre volte cioè quindici anni e dal 2009 è stato addirittura capo delegazione del Popolo delle Libertà, poi come nelle migliori tradizioni ecco la folgorazione, non sulla via di Damasco, ma quasi: passa da Berlusconi a Mario Monti. Praticamente come Paolo di Tarso.In virtù dell’essere un montiano gli tocca un ministero e chissà per quali arcani motivi ha ricevuto in eredità quello che fu di Ignazio La Russa. Le vie del cielo sono imperscrutabili.

Comunque questo neodigiunatore è tra i più strenui difensori dell’acquisto dei famosi F35, che non sono maritozzi come potrebbe far supporre la sigla ma cacciabombardieri. Più nello specifico: sono quelli che non vuole più nessuno perché a quanto pare non funzionano. Più nessuno a parte, ovviamente, Mario Mauro e quasi tutti quelli, politici, che con lui si sono esercitati, per un solo giorno, nel salto dei pasti. Che piacerebbe fargli fare quattro chiacchiere con quelli che la stessa disciplina la praticano quasi tutti i giorni.

Una delle motivazioni che il ministro adduce per l’acquisto è che lo Stato abbia già speso tre miliardi e cinquecento milioni per adeguare la portaerei Cavour a quei giocattolini che invece non si è ancora capito quanto costino. Si vocifera 13-17 miliardi, che quattro miliardi in più o in meno sono bruscoli,  ma si tratta solo di voci tendenziose ed ottimistiche. È quasi certo che il saldo sarà più alto. Ora non bisogna aver la testa obnubilata dai digiuni per capire che spendere 17 per non buttar via 3,5 non è un gran risparmio. Tenuto conto che gli F35 costano come svariate rate Imu o il gettito di diversi anni di aumento dell’Iva.
Ci si augura che papa Francesco prima di lanciare una nuova campagna promozionale rifletta e chiami in primis i suoi a riflettere sulla questione della pagliuzza vista nell’occhio del vicino mentre non si vede la trave nel proprio. La comunicazione è importante ma non è tutto e come insegnano gli strateghi del marketing se il prodotto non è buono non c’è pubblicità che tenga. Che poi si corre il rischio di essere paragonati a certi populisti che hanno scambiato la televisione per la realtà. E questo non sarebbe bello.

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  1. http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/ernest-von-freyberg-nuovo-presidente-ior.aspx
  2. http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/31/f35-mauro-no-penali-per-ritiro-ma-abbiamo-gia-speso-35-miliardi/672293/
  3. http://www.internazionale.it/news/italia/2013/07/16/cosa-sono-gli-f-35-e-perche-costano-tanto/


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