Ciò che possiamo licenziare

lunedì 30 settembre 2013

Il Pdl se ne va. Kafkianamente.

Berlusconi fa dimettere i parlamentari ma sono dimissioni sospese, come i caffè nei bar di Napoli.. Fa dimettere i ministri ma si dichiara pronto a votare la legge di stabilità e altri provvedimenti che impediscano l’aumento delle tasse. Berlusconi batte Kafka 6-0, 6-0, 6-0.




«Stacco la spina» alternato da un più articolato «Sono responsabile. I processi non incidono sul governo» allegramente doppiato dal «Attendo un cenno dal Quirinale» fino al «Mi hanno lasciato solo, in mano ai magistrati comunisti». È stato il tormentone in quattro scene, reiterate fino alla noia, dell’estate 2013. Ideatore, sceneggiatore e principale attore nonché pianista, chansonnier e amante di Dudù, che non è una escort ma un cane, è stato Silvio Berlusconi. Il deus ex machina (in genere ritenuto qualcosina di più ma in queste ore anche qual cosina di meno) del Pdl.

Ora pare, ma il dubbio è d’obbligo poiché quando si ha a che fare con gli uomini di spettacolo bisogna sempre attendersi una sorpresa, che il tormentone sia arrivato alla fine. Fine che sembra coincidere con quella del governo: il Pdl se ne va. Gioia gaudioque.  
Ma dire che «se ne va» è affermazione grossa e anche un po' impegnativa. Perché è vero che i ministri sono dimissionari ma lo stesso Berlusconi ha già dichiarato che è disposto a votare « i provvedimenti economici necessari per non danneggiare l'Italia: la legge di stabilità da varare entro metà ottobre e i provvedimenti per bloccare Imu e Iva.» Il che è kafkianamente chiaro tenuto conto che Berlusconi ha imposto ai suoi ministri di dare le dimissioni perché non voleva « la responsabilità per l'aumento delle tasse».

Quindi riepilogando: se il Pdl fosse rimasto al governo ci sarebbe stato un aumento delle tasse mentre invece uscendone ma votando i provvedimenti del governo l’aumento delle tasse sarà scongiurato. In questo l’aggiunta, che sa di ciliegina sulla torta, dell’affermazione: «Le mie vicende personali non c'entrano» con l’uscita dal governo. In altre parole Silvio Berlusconi batte Franz Kafka 6-0, 6-0, 6-0. Questa è la classe del vero piazzista. Chi riuscirebbe a fare altrettanto?

Tutto ciò posto i ministri, che assecondando la volontà del capo hanno dato le dimissioni, dichiarano che non sono d’accordo con la scelta della linea guerrafondaia e Maurizio Lupi (che per cognome dovrebbe stare dalla parte dei duri ma è cattolico e di Comunione e Liberazione nonché  sostenitore di Ruby nipote di Mubarak che poi è come dire essere tutto ed il suo contrario) dichiara che «così non va. Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti – e buttando il cuore e le coratelle oltre l’ostacolo, non roba sua s’intende ma quella di un altro, aggiunge -  Angelino Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia».

Angelino Alfano, fino ad ora estremo giustificatore di qualsiasi manovra di Berlusconi, ivi incluse quelle che lo hanno coperto di ridicolo, pur essendo ancora segretario del Pdl, non approva la linea che viene imposta dai falchi e decide di fondare due nuove categorie socio-politiche e si dichiara «diversamente berlusconiano». Affermazione che se da un lato ha tutta l’aria di essere una sciarada dall’altro dimostra cosa sia la venerazione per il capo. L’altra categoria è quella dei «nuovi berlusconiani». Da capire cosa abbiano di nuovo questi nuovi visto che tra loro ci sono berlusconiani di vecchia data come Mario Mantovani, Stefania Prestigiacomo, Micaela Biancofiore, Denis Verdini e Sandro Bondi e le cosiddette new entry possono ormai vantare anni e anni mi militanza come Daniele Capezzone, Augusto Minzolini o l’ex presidente della regione Lazio Renata Polverini. Che è come dire che nuovo e vecchio pari sono.

Quindi per non farsi mancar nulla c’è anche lo psicofarsa delle dimissioni dei parlamentari. Dimissioni che sono consegnate nelle mani di Berlusconi: non sono esecutive ma ‘sospese’ come i caffè nei bar di Napoli. Con la variante rispetto ai caffè napoletani che se anche consegnate per essere rese operative si deve affrontare una procedura lunga e noioso che, se applicata su tutti, richiederebbe anni prima di arrivare a compimento. Con l’aggiunta che nessuno sa cosa farebbero i subentranti ai dimissionari. Questa sì che è creatività.

E mentre tutto ciò impazza c’è chi vagheggia (o vaneggia) di altre maggioranze che verrebbe da chiedersi come mai non ci si sia pensato prima. Ma questa è logica e la logica con il pensiero kafkiano non ci va a nozze. Sul fatto poi che Kafka fosse ceco e non italiano comincia a venire qualche dubbio. 

4 commenti:

  1. "Sappiamo che in questo momento la stabilità è fondamentale. Guardiamo agli interessi del paese, non ai nostri".
    Da non credente so che le maledizioni sono parole o pensieri senza alcuna efficacia, ma ti stramaledico lo stesso da mattina a sera, ogni volta che vedo la tua losca faccia da qualche parte, per il male che fai da 20 anni alla nazione, essere repellente, laido, bugiardo, viscido, sepolcro imbiancato pieno di ossa di morti; parassiti ed eversori tu e la ciurma che hai messo in parlamento (e altrove) a nostre spese.

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  2. quando il burattinaio muove.....

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  3. Pasquale Nuccio Benefazio30 settembre 2013 alle ore 15:50

    Purtroppo non se ne va solo il Pdl , ma anche la nostra economia .Sono un pacifista convinto che occorre un piazzale Loreto allargato

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  4. @Pasquale Nuccio Benefazio. Mi associo e propongo "anche ripetuto più volte per essere certi della pulizia completa" Purtroppo, nell'ormai lontano aprile 1945, ci siamo fermati troppo presto. Repetita juvant!

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