Ciò che possiamo licenziare

venerdì 15 febbraio 2013

Papa Ratzinger come il Presidente Cossiga. Via i sassolini dalle scarpe.


Non sono pochi i punti di contatto tra il prossimo Papa Emerito e il Presidente Emerito Francesco Cossiga. Li accomuna la passionaccia a liberarsi dei sassolini che gli si sono infilati nelle scarpe e un sottile senso dell'umorismo. E mancano ancora tredici giorni all'ora x.

Il Papa, futuro emerito, Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger assomiglia curiosamente, ma poi forse neanche tanto, a Francesco Cossiga, il primo Presidente emerito della storia repubblicana.
Benedetto XVI, il primo Papa Emerito
dell'era moderna
Entrambi furono eletti quasi subito: Ratzinger al quarto scrutinio (che da quelle parti è quasi un miracolo che la colomba mandata in trasferta dal cielo riesca ad orientarsi in tempi brevi in quel guazzabuglio di porpore e di lingue) mentre Cossiga addirittura al primo. E quello nel Bel Paese fu un miracolo vero e proprio. O magari anche di più avendo una vaga idea dei personaggi (e degli interessi) che tradizionalmente stazionano tra Camera e Senato.
Entrambi, poi, viste le premesse, hanno deciso di levare il disturbo prima del tempo. Cossiga lo fece con dieci settimane d'anticipo ma lui, tutto sommato, era a termine, almeno di calendario, mentre di Benny il sedicesimo non si sa ancora di quanto abbia anticipato l'uscita di scena dato che millenni di tradizione hanno stabilito che per chi copre quel ruolo sia anche quella definitiva.
Entrambi hanno cominciato con il dire di stare dalla parte della gente. Cossiga lo disse mentre era in Francia (1990) in modo ruspante e chiaro . Tanto da sollevare qualche sturbo in Patria. Ratzinger l'ha annunciato alla moda del luogo cioè con parole e modalità curiali. Il che significa che per decriptarlo ci vollero il codice α e una decina di vaticanisti di vaglia, e lo fece fin da subito. Addirittura nel discorso di insediamento. Fu un messaggio così soft che la gran parte dei destinatari non lo colse.

Poco alla volta, poi, entrambi hanno cominciato a mettere qualche zeppetta nell'ingranaggio della istituzione che rispettivamente avevano avuto in leasing. Il che non necessariamente è a significare che lo stavano facendo nell'interesse dei più e con spirito progressista. Questo lo dirà la Storia, quella con la esse maiuscola e per giunta solo in seguito. Toccherà aspettare.
Nel frattempo la cronaca dice che entrambi partirono con appiccicata sulla schiena la targetta di conservatori ma tutti e due hanno avuto un modo tutto loro di interpretare il ruolo. E, oggettivamente hanno condotto il gioco con la fantasia trigonometrica di un campione del biliardo, che neanche Paul Newman ne “lo Spaccone”. E con l'abilità dello spariglio che neanche Bette Davis in “Lo scopone scientifico”.

Francesco Cossiga, alias  dj-K,
è stato il primo Presidente emerito
della Repubblica
I due andandosene a rappresentazione ancora in corso hanno creato qualche scompiglio e magari anche qualche turbamento. Nel ramo “pianti e commozione” Benny rispetto a dj-K (così si faceva chiamare Cossiga a fine carriera dai suoi amici della radio) è più esperto e la scenografia all'interno della quale recita gli dà molte chance in più. E infatti nel mercoledì delle Ceneri pare che, a turno abbiano applaudito e quindi pianto tutti: prima i fedeli, più facili alle emozioni, poi i cardinali, un tantinello più algidi e quindi i monaci e le monache per finire con i vescovi. Che da loro proprio non ce lo si aspetta. Comunque, un tripudio di lacrime. 
Tra i fedeli si è disperato anche Gianni Letta, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio di tutti governi Berlusconi. Proprio quel Berlusconi, per intenderci. Kirie eleison, che sta per “signore pietà” come sanno tutti i chierichetti d'antan. Proprio quel Gianni Letta che ci si immaginava di ghiaccio e che quasi certamente non ha pianto (almeno in pubblico) per i ritardi nella ricostruzione de L'Aquila o per la conversione di Scilipoti e Razzi o per le leggi sul falso in bilancio o ancora per il processo lungo e poi per quello breve o magari per il legittimo impedimento o per i ragazzi della Diaz o per le milionate buttate al vento sotto l'egida de “il ponte sullo stretto”. E si potrebbe pure andare avanti che s'è detto solo della più piccola parte della punta dell'iceberg. Per tutti questi neanche una piccola lacrimuccia, caro l'ex sottosegretario, mentre per il Papa che si chiama fuori giù a frignare che neanche un battaglione di vitelli. Che per rimanere nello stile della dichiarazione delle dimissioni si potrebbe chiosare con nil est fletu facilius (nulla è più facile che piangere), sempre tradotto dai chierichetti di prima.

Comunque lui, Benny il sedicesimo, ad imitazione di dj-K, coglie l'attimo fuggente e toltasi, metaforicamente s'intende, una delle sue belle scarpette rosse (forse targate Prada?) lascia cadere un sassolino. Di peso. E quindi dice di come «il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l'unità e da divisioni del corpo ecclesiale». E, questa volta, per non lasciar nulla di oscuro, deo gratias, aggiunge un affilato invito a superare «individualismi e rivalità» e «l'esibizionismo di chi vuol apparire». Frasi che dette in quel del Vaticano è come parlare di vino stando in cantina o di birra in un pub.
E anche nel pomeriggio, durante l'udienza di Quaresima, dice non si può utilizzare la Chiesa per il proprio egoismo ipocrita. E via sassolineggiando.
Mancano ancora tredici giorni alla fatidica data del 28 febbraio quando Joseph Ratzinger non avrà più le funzioni operative di Papa e quindi ce ne si può aspettare di altre. Intanto c'è da sistemare la questione del general manager dello Ior. Che non è da poco. E poi, sull'esempio di Cossiga, non è detto che prima delle ore 20,00, cosa vuol dire la precisione teutonica, magari alle 19,45 non piazzi un altro bello scherzetto da prete. Che allora sì che la Storia, sempre quella con la esse maiuscola, lo fa diventare un mito.




5 commenti:

  1. Cossiga non aveva sassi,aveva macigni,e lo riguardavano eccome!

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  2. anche 70 anni fa quando nacque questa canzone le scarpe di un po' tutti erano piene di sassolini che dovevano essere tolti; e Benny allora aveva altre paure che quella della tisana http://youtu.be/J6WHlzF3s_A

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  3. Enrico Marco Cipollini16 febbraio 2013 alle ore 00:07

    c'è una differenza sostanziale -sono ateo e laico- tra Ratzinger e il signor cossiga, mi pare- la statura di statista e la preparazione. Uno è stato scelto a dirigere una potenza mondiale, l'altro presidente , E' come paragonare iìuna 500 con una ferrari. Inoltre mr K nn è stato un granché di presidente. Ratzinger uomo di potere ha capito che DIMETTENDOSI .nn c'rentra nulla celestino V- faceva crollare molto. Nn voleva esser papa ma anche farlo..

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  4. concordo con te, Enrico Marco, sul paragone che mi sembra improprio...Ora è visto favorevolmente anche dai laici... bene, meglio approfondire, sempre. A me è rimasto nel cuore Papa Giovanni Paolo I...

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  5. se è veramente così.....MI PIACE.... Papa Ratzinger...lo devo rivalutare!!!

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