Ciò che possiamo licenziare

lunedì 19 novembre 2012

Le elezioni in regione Lombardia.


Dopo i disastri della giunta Formigoni si potrebbe vincere facile. Ma il centrosinistra si ostina a complicarsi la vita. Ora si fanno le primarie. E se le vincesse un outsider? Come è successo a Milano. E a Genova e a Cagliari e a Napoli e a Palermo e prima in Puglia.


Il senso del ridicolo non ha limiti. 
E' cosa nota. Ogni volta si sposta un tantino più in là. Ce ne dà ampia prova anche il Pd della regione Lombardia. 
Che dopo Berlusconi è tutto dire.
Maurizio Martina segretario regionale, Pippo (Pippo?) Civati, il consigliere regionale ex rottamatorre rientrato nei ranghi, che twitta come un fringuello, il vecchio gruppo dirigente ombra del pd (ex ds, ex pds, ex pci) e un tot di altri si sono accordati per portarlo ancora un po' più in là. Tutti alleati. Benché pur dichiarando posizioni diverse ognuno fa, come si usava dire una volta "oggettivamente il gioco dell'avversario".
Per la presidenza della regione Lombardia, dopo i disastri della giunta Formigoni, hanno iniziato proponendo il nome di Ambrosoli junior e lui, seriamente, disse che non c'era il tempo per preparare un progetto. Allora hanno ripiegato prima su Fabio Pizzul e poi sulle primarie.
E l'elenco dei candidati si è fatto lungo, anzi lunghissimo. E dentro c'è di tutto, fatevi venire in mente qualcosa e lì lo trovate.. 
A questo stadio della storia, che altri ne verranno, i candidati sono, in rigoroso ordine alfabetico: Roberto Biscardini, Giulio Cavalli, Pippo Civati, Andrea Di Stefano Alessandra Kustermann e Fabio Pizzul. Vengono lanciate le primarie regionali e sono fissate per il 15 di dicembre. Bene. Si comincia a fare quel minimo di chiarezza necessaria in ogni organizzazione politica? Ma neanche per sogno.
Umberto Ambrosoli
Infatti, qualcuno pensando si tratti di una partita di calcio o basket, si è messo a far 'pressing' su Umberto Ambrosoli. Questi folgorato da qualche strana malia dopo un pò di melina dice «Va bene. Accetto, mi candido».
Domanda 1: se non c'era tempo qualche settimana addietro per preparare un programma serio com'è che adesso, con meno tempo, il programma serio si può fare? Non si sa.
Poi Ambrosoli non contento del bailamme scatenato aggiunge che lui si candida sì, ma fuori da coalizioni e da primarie. Perché si fa una lista civica per conto suo. Che poi è come dire 'siete talmente alla canna del gas che vi si può pure sbertucciare'.
Domanda 2: e gli altri che fanno?
Rispondono a gran voce, giusto perché tutti sappiano del loro grado di confusione mentale, che la situazione è caotica e che «si deve fare attenzione altrimenti si va a sbattere». E per essere sicuri che tutti, ma proprio tutti, lo sappiano lo dichiarano ai quattro venti, a qualunque giornalista voglia sentirselo ripetere e su twitter e nei circoli e nei comizi.
A questo punto della storia un piccolo stop per definire la situazione: 1,ci sono le primarie già fissate con una data, 2, ci sono un tot di candidati di coalizione e poi 3, c'è Ambrosoli che corre da solo con una sua lista.
Per inciso tutti dicono che l'avvocato Umberto Ambrosoli potrebbe vincere a mani basse.
Domanda 3: mentre gli altri? Non si sa.
Domanda 4: e Bersani? E la segreteria del pd? Nel nulla non c'è nulla e quindi lui e la sua segreteria, ci si trova a suo agio.
Il giovane Maurizio Martina si barcamena in un dico ma non dico e poi per trarsi d'impaccio, colpo di genio, annuncia che lui ha fatto quel che poteva e sapeva fare (cioè niente) e che ora deve intervenire la segreteria nazionale. Che poi è, come in una seduta spiritica, di chiedere al morto di battere un colpo.
Finalmente il 10 di novembre Bersani batte il colpo e “benedice” Ambrosoli. Che viene benedetto pure da Pierferdinando Casini. Alleluia.
Domande 5 e 6 : e gli altri? e le primarie? Tranquilli c'è la soluzione. Tipicamente italica e di ben trista memoria: abbiamo un candidato (forte) ma le primarie continuano. Stile 8 settembre.
Alessandra Kusterman
Comunque tutti i candidati confermano di voler continuare a correre e che le primarie vanno fatte. Devono essere fatte. Certo, certissimo anzi probabile.
Magari, azzarda qualcuno dopo un po', potrebbero essere primarie confermative, come già si fece con Prodi e Veltroni. Gli esempi, per come i due sono finiti, non portano bene ma di meglio in giro non c'è. Neanche come riferimento.
Comunque l'idea non viene accantonata, per il momento gli viene messa la sordina. Può sempre tornar buona.
Nel frattempo la lista dei candidati si sgonfia un pochino, qualcuno si autorottama e qualcuno si ritira, l'ultimo è Pizzul che lo fa sabato 17 novembre. Ma tre - Biscardini, Di Stefano e Kustermann - insistono.
Naturalmente a questi va aggiunto Umberto Ambrosoli che comunica, bontà sua, « sono pronto alla sfida». Meno male.
Ci mancava dicesse il contrario. Le primarie del Patto civico sono aperte: si faranno. Definitivamente.
Nelle prossime giornate ci si aspetta che qualcun altro si ritiri. Anche per semplificare la pratica.
Ma c'è chi senz'altro è decisa ad andare avanti: la dottoressa Alessandra Kustermann.
Che anzi attacca e dichiara «Sono più vicina alle persone io di Umberto Ambrosoli. Sono loro i miei poteri forti».
 A moltissimi infatti è stata vicina fin dalla nascita: la dottoressa Kustermann è, da tantissimi anni, ginecologa nella storica clinica Mangiagalli di Milano.
Nel frattempo il centro destra, dopo aver visto mezza giunta fare un giro a San Vittore, cerca a sua volta di mettere insieme i cocci.
Domanda 7: come? Dividendosi, naturalmente. Ha due candidati: uomini nuovi. Uno è Albertini Gabriele che considerava il ruolo di sindaco di Milano paritario a quello di un amministratore di condominio e che probabilmente pensa che governare la regione Lombardia sia come gestire un villaggio turistico. Magari solo un po' più grande. L'altro Maroni Roberto che quand'era ministro dell'Interno fece gettare dalla finestra qualcosa come ottocento milioni dei contribuenti per evitare accorpamenti di elezioni che probabilmente avrebbero visto la sua parte soccombere. E questo la dice lunga sulla sua capacità di interpretare il bene comune. In entrambi i casi auguri.
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Considerando la situazione nel suo complesso sembra di vivere la barzelletta di quel tale che si lanciò dalla cima di un grattacielo e ad ogni piano che passava diceva: « per adesso tutto bene, per adesso tutto bene».
Poi si fanno analisi per capire perché e come mai l'astensionismo sia così forte e il M5S vinca.
Come disse un tale:« Io ho un gatto e se il centro sinistra vuol vincere le elezioni lo presto volentieri. Sarebbe un capolista eccezionale. Non parla». Forse un pensierino ce lo si potrebbe pure fare. Anche per le elezioni nazionali.

1 commento:

  1. e auguri al tuo gatto, sarebbe certamente un presidente di regione in grado si andar a controllare cosa accade anche negli angolini nascosti del palazzo. E non c'è pericolo che qualcuno riesca a fargl fare il voto di obbedienza

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