Ciò che possiamo licenziare

venerdì 17 settembre 2010

Libera Chiesa in Libero Stato. E se facessimo il contrario?

La vita di ghibellino nel Bel Paese è veramente dura. Molto dura.

Già ai miei tempi, ancor prima che l’imperatore Federico I d’Asburgo mi affidasse l’incarico di Vicario Imperiale* ,  non era facile: congiure, veleni, pugnali e poi imboscate e tradimenti. La pelle era sempre a rischio, ma almeno il nemico l’avevi davanti. Insomma era difficile, ma ci poteva stare. 
In più la chiesa per piegarci ci mobilitava contro tutte le donne  e donnette del circondario. Comprese quelle di casa. Queste poi avevano anche solidi argomenti domestici per cercare di ridurci alla ragione, e quindi lunghi e obbligati digiuni. Di ogni tipo. Insomma era un vero disastro. 
Ma adesso vedo che è anche peggio: questa storia del peschereccio di Mazara e il 140° anniversario della.  Breccia di Porta Pia** ci stanno mettendo in seria difficoltà.  
La laicità (altro che laicismo) è veramente in pericolo
Passi che un cardinale venga alla commemorazione della breccia di Roma ma che il Papa si metta in testa il cappello piumato dei bersaglieri (che non gli stava neanche male, a lui teutonico) questo vuol dire giocare con carte truccate.  L’intervento poi di Mons. Mogavero*** è stato come fare scopa col sette bello e contemporaneamente chiudere la primiera.
Già questi della Chiesa son bravi di loro - che duemila anni di esperienza e di training continuo sul campo, altro che la conoscenza del territorio di quelli della Lega, non sono passati invano - se poi si trovano di fronte degli apprendisti stregoni, pure un poco sgarrupati, il gioco è fatto.
Così mentre il ministro degli interni on. Maroni tirava fuori maronate del tipo “è stato un incidente grave ma, pur sempre un incidente” o “immagino che abbiano scambiato il peschereccio per una nave di clandestini”**** Con questo dimostrando che se uno è amico del papà del trota c’è il suo perché.
Monsignore, che di nome fa Domenico, con la grazie e la soavità che ha appreso in seminario, lì si che studiano, ha potuto ribattere che “le scuse sono buone, ma se ci fosse stato il morto, le scuse non l’avrebbero resuscitato.” Frase che , detto tra noi, suona anche un po’ blasfema per chi predica(va) di vita eterna, del fatto che siam su questa terra solo per soffrire e della beltà del paradiso. E’ un cambiamento non da poco, di cui bisogna tener conto. E poi ha aggiunto: “questa esasperata caccia all’emigrato non giova a rasserenare gli animi e a risolvere la questione nella maniera più umana possibile”*****
E fin qui è stata normale amministrazione il colpo da maestro è nelle frasi che suonano a contraltare con quanto ha detto il ministro (ombra) degli esteri on. Frattini che, con quell’aria da bimbo appena uscito dal bagnetto, sarebbe il testimonial ideale per una marca di borotalco,  questa volta non ha centrato il vasino. Ha infatti immediatamente dichiarato che lo spazio in cui è avvenuto l’incidente è considerato dalla Libia come proprio mare territoriale. La qual affermazione ha permesso al Vittorio, inteso come Feltri, che non se na fa scappare una, di titolare “Libia Frattini: sapevano di pescare illegalmente”****.
Aver pattinato per anni lungo i corridoi del vaticano e aver appreso l’arte del giocare a rimpiattino tra le colonne di san Pietro ha permesso al Monsignore di ridicolizzare (anche senza volerlo, o forse lo voleva) il paffuto evacuatore di sciocchezze dicendo: “Gheddafi, con atto unilaterale, ha allargato  il limite delle acque territoriali fino a 72 miglia marine, contro le 12 previste dal diritto internazionale”, aggiungendo “si vede l’assenza di un’azione politica nazionale e internazionale che affronti finalmente la questione nelle dovute sedi “ per finire con un “non esistono nodi inestricabili, ci vuole la pazienza di una trattativa diplomatica che, per quanto lunga, può di certo approdare a risultati positivi.”*****  E nel suo team sanno cosa significhi avere pazienza e come tessere la tela del tempo: talvolta a maglie larghe e talaltra a maglie strette.
Per non dire del tocco su “un comparto che occupa parecchie migliaia di persone, compresi molti emigrati”.
Questa è classe. Vera classe.
Frattini stizzito ha risposto che Monsignor Mogaveno non è la CEI. Vero, verissimo. Ma ne è un membro autorevole. Molto autorevole. Tanto che Monsignore non ha replicato.
Ora, sic stantibus rebus, abbiamo di fronte due alternative: o mandiamo il nostro personale (sé-dicente) politico a fare un master in Vaticano (ammesso che i papisti siano disposti a dare lezioni a simili ….- scegliete voi la definizione) o più semplicemente cerchiamo di farci annettere.
Dovremo cambiare qualche libro di testo e qualche slogan per esempio che ne dite di. “Libero Stato in libera Chiesa.” A ripeterlo ci si fa l’orecchio. Come sempre.
Avremo almeno politici capaci.
Io però rimango ghibellino.

________________________________________
* Nell’anno 1320. Tale incarico fu riconfermato da Ludovico il Bavaro nel 1324
** 20 settembre 1870
*** nasce a Castelbuono il 31 marzo del 1947,  è ordinato sacerdote il 12 luglio 1970, nella Arcidiocesi di Palermo, attività pastorale varia ma sempre con un occhio ai t3sti di diritto e poi il 1 maggio 2001 viene nominato sotto-segretario della CEI.  
**** Il giornale del 14 settembre 2010.
***** intervista alla radio vaticana del 14 settembre 2010

Nessun commento:

Posta un commento