Ciò che possiamo licenziare

venerdì 13 agosto 2010

Omaggio a Carlo M. Cipolla

Da qualche giorno, il 15 di agosto, è caduto l'ottantottesimo anniversario della nascita (1922) e tra qualche altro, il 5 di settembre, il decimo (2000) della morte di Carlo M. Cipolla.


Certo era nelle sue corde l’idea di far quasi coincidere le due date epocali della storia di ogni uomo così come quella di aver scelto per entrambe lo stesso posto: Pavia.
Evidentemente non amava gli sprechi e deve aver pensato che la concentrazione di data e di luogo avrebbe agevolato sia gli ammiratori sia i detrattori che nell’arco di poche settimane avrebbero potuto commemorare o dimenticare entrambi gli eventi. In più, non ci sarebbe stata battaglia su quale delle due città avrebbe avuto maggior titolo per la commemorazione, che due a così breve distanza di tempo sarebbero state difficili da gestire: non foss’altro che per il trasferimento dei relatori e degli ospiti.

Fu molto apprezzato all’estero tanto da essere nominato dall’Università di Berkeley, a 31 anni (1953), Fullbrigth Fellow e, nel 1959, Full Professor. In Italia ottenne il Premio Balzan per la storia economica nel 1995. Il confronto tra le date parla da solo.
Scrisse molto, soprattutto in inglese ed i suoi libri vennero tradotti in italiano con una media tra i 10 e i 15 anni di ritardo o in alcuni casi come per “Vele e cannoni” addirittura di quaranta. Sic transeat gloria mundi.
Come economista ebbe in conto i numeri ma ancor di più gli uomini e le loro mentalità.
In "La storia economica", per primo, mise in relazione la disponibilità di energia con la numerosità della popolazione, scritto nel 1962 e pubblicato in Italia nel 1978. Neanche a dirlo.
Ancora una volta primo, o tra i primi, mise in relazione l’alfabetizzazione con lo sviluppo economico, così come studiò le epidemie e le loro conseguenze socio-economiche. In sostanza diede pragmaticamente corpo a quella stupenda frase di Luigi Pirandello che recita: “i numeri sono come dei sacchi vuoti se non li si riempie di senso e di ragione non stanno in piedi”.
Forse qualcuno dei soloni che discetta quotidianamente sulle colonne dei giornali, di economia e sbrodola sulla “necessità della crescita” (scimmiottato da politici illetterati e dilettanti) farebbe bene a ripassare (ammesso e non concesso che in passato abbia studiato) le sue lezioni.

Nel 1976 scrisse, ovviamente in inglese, The Basic Laws of Human Stupidity tradotto in Italia nel 1988, giusto per rispettare la tradizione.
In questo Carlo M. Cipolla ci racconta che gli stupidi sono un gruppo assai più potente delle maggiori organizzazioni operanti nella società: più potente della mafia, del sistema bancario e finanziario, e delle lobby dell’editoria, delle telecomunicazioni e via dicendo. E’ un gruppo, quello degli stupidi, che pur non organizzato, senza alcun ordinamento o statuto riesce ad operare con stupefacente coordinazione ed efficacia, in modo bipartisan.
In The Basic Laws – presentato in italiano con l’improbabile titolo di Allegro ma non troppo – sono indicate le 5 leggi fondamentali della stupidità:
1. Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
2. La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
3. Una persona è stupida se causa un danno a un'altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
5. La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista

Fra tutte la più terribile mi pare la quarta: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
E noi in Italia ne sappiamo qualcosa.

Comunque, buon anniversario Professor Carlo M. Cipolla e scelga Lei quello fra i due che più la diverte.

3 commenti:

  1. credo che il titolo italiano del libro nel quale è uscito il saggio sulla stupidità sia dipeso dal fatto che tale studio era stato presentato assieme ad altro saggio giocato con allegria sull'uso ed il commercio del pepe come base dell'intera storia europea ( dimostrando come dall'accostamento di singol ifatti si possano trarre le deduzioni più incredibili, , saggio che veniva presentato per primo nel volumetto . Credo che di cipolla meriti essere ricordato il suo Uomini, tecniche economie, e , oltre al citato ed imperdibile Vele e cannoni, un suo scritto sull'orologeria, dove riesce , ancora una volta, a far convivere storia delle tecniche e storia generale con qualche . per lui inevitabile, occasione di ironia.

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  2. Le leggi della stupidità umana, insieme ad una storia del commercio del pepe, furono pubblicate da "Il Mulino" sotto il titolo "Allegro ma non troppo". Le leggi della stupidità umana sono un testo di altissima filosofia oltre che esilerante. Ne ho regalate diverse copie, sempre con grande successo

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  3. personalmente ho trovato più spassoso il saggio sul commercio del pepe; in qualche modo,Cipolla ha anticipato Eco nel sorridere su quanti costruiscono le più incredibili teorie partendo da singoli fatti , magari anche veri, ma collegandoli tra loro in maniera tra il fantasioso e l'assurdo.La lettura del microsaggio sul commercio del pepe immunizza da scie chimiche e complottismi vari.Ma è anche vero che per quanti rientrano nella categoria degli stupidi possono leggere quel che si vuole, ma, come dimostra l'altro saggio, c'è ben poco da fare: rimangono pericolosi.

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