Ciò che possiamo licenziare

lunedì 9 agosto 2010

Evviva! In Italia c’è un Cavaliere di meno.

Beh non è il caso di entusiasmarsi troppo. Ma un po’ contenti possiamo esserlo.


I Cavalieri in Italia, tra quelli di Gran Croce della Repubblica (che è il titolo più importante, così dicono) e quelli del Lavoro (con la elle maiuscola e magari sono proprio quelli che hanno-già fatto-stanno-per-fare-faranno il trasferimento delle loro fabbriche all’estero, perché così vuole la globalizzazione) a fine maggio corrente anno erano 275.810.
Dal 18 giugno ‘010 sono diventati 275.809.
All’appello manca il Cav. Calisto Tanzi.
Forse non ve sarete accorti eppure è successo.

Infatti su richiesta inoltrata dal Presidente del Consiglio, Cavalier.Berlusconi (per fortuna che Silvio c’è! Mica bruscoli), il Presidente Giorgio Napolitano (Napisan per gli amici, così si sente dire in giro) ha ritirato l’onorificenza di Gran Croce della Repubblica al Cav.. Calisto Tanzi. Che comunque, perché le cose vanno fatte sempre con una certa creatività, cavaliere lo rimane lo stesso.
“ Perché mai?” mi sta domandando la Signora Castracani, in arte mia moglie.
Perché il povero Calisto, quello che non aveva il tesoro ritrovato nel sottoscala del genero (o forse era il cognato o forse il bisnonno), quello che non falsificava i bilanci, quello che non commetteva nefandezze di tipo contabile e non “truffava” i risparmiatori, nel corso di anni e anni di onorata carriera è stato anche insignito del titolo di cavaliere del lavoro.
Titolo che tuttora resta in essere. Infatti il Presidente del Consiglio, Cavalier Berlusconi, non ha inoltrato la regolare richiesta per il ritiro anche di questa onorificenza (ma allora dov’è la fortuna che Silvio c’è?)
E quindi Calisto Tanzi cav era e cav. rimane alla faccia del cav.che lo voleva cancellare dagli elenchi dei cav.

Perché povera stella gli hanno tolto il primo titolo?
Per via, incredibile dictu, del fatto che ha totalizzato solo 5 patteggiamenti (che detto correttamente il patteggiamento è definito “applicazione della pena su richiesta delle parti" e che, per i semplici di spirito, significa ammissione di colpevolezza dell’imputato e accordo sulla pena da scontare) e una sola, dicesi una sola, condanna, confermata in appello a 10 anni, o giù di lì, più sanzione pecuniaria per un centinaio di milioni.
L’imputazione? Una sciocchezza: aggiotaggio e ostacolo agli organismi di vigilanza.
Pare ci sia incompatibilità tra la lista del casellario giudiziario e quella dei cav. di Gran Croce della Repubblica.

Comunque almeno una l’abbiamo portata a casa (come direbbe Feltri).
Ora non resta che sperare che l’incompatibilità di cui prima si estenda anche all’elenco dei cav del Lavoro. E magari il Presidente del Consiglio, proprio in qualità di Cav .decidesse di fare un po’ di pulizia.

Ovviamente non ci aspettiamo atti di autolesionismo. Ma in questo caso sarebbero apprezzati.

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